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padre le confermavano drammaticamente ciò che già “sapeva
“, e cioè che il suo corpo era in costante pericolo di essere
invaso da forze dolorose, distruttive e perfino mortali.
Anche la reazione della madre alla morte del padre le era
parsa estremamente terrorizzante, un'altra intrusione in quel
minimo sentimento di sicurezza a cui poteva fare appello. La
madre entrò in una grave depressione e fece molti gesti e
molte gravi minacce di suicidio: a volte sembrava che la
ritenesse responsabile dei suoi problemi. Il senso di Amy della
sua integrità corporea fu ulteriormente disgregato da un
precoce sviluppo puberale. Fu durante l'adolescenza che le
capitò un episodio che Amy descriveva come il suo
“esaurimento mentale“, scatenato da una forma influenzale che
aveva colpito la madre allo stomaco. Amy reagì col terrore di
prendersi la malattia della madre e di vomitare. Aveva la fobia
del vomito sin dall'infanzia, ma le paure ora divennero forti e
invalidanti: esprimevano drammaticamente la sua paura di
essere invasa di nuovo dalla madre, sia fisicamente che
emotivamente.
All'università eccelleva nello studio ma aveva problemi nelle
relazioni sociali. Dopo la laurea cominciò a lavorare in
un'agenzia letteraria. Aveva molti amici, e un uomo una volta
espresse un interesse romantico per lei; ma lei non andò al di
là di un unico bacio.
Il tratto gastrointestinale di Amy, il luogo originale del
trauma, continuò ad essere fonte di conflitto dolore e cattiva
regolazione nella sua vita adulta, mostrando fino a che punto il
suo mondo esperienziale si fosse organizzato intorno alla
paura di un'invasione da parte di forze tossiche. Fino al
momento in cui aveva iniziato l'analisi si era sottoposta a molti