Pagina 111 - Self Rivista - Anno 1 n°3

Versione HTML di base

111
Amy le faceva delle domande e delle richieste. Mentre
esploravano i significati delle sue domande e del fatto che non
ottenevano risposte, ci fu un cambiamento nella relazione
terapeutica. Amy chiese meno informazioni e parallelamente
l'analista cominciò a sperimentare la curiosità e le domande di
lei più come interesse che come invasione. Retrospettivamente
ci sembra di poter dire che Amy beneficiò in modo significativo
del fatto che l'analista avesse fornito un modello di
mantenimento e di ferma protezione dei confini personali, e un
modello di attaccamento senza violazione.
Nel corso della terapia Amy e la sua analista compresero
l'influenza del trauma precoce come una invasione spaventosa,
dolorosa e distruttiva del corpo di Amy. Di conseguenza, la
vicinanza e l'intimità fisica erano sentite come una perdita di
controllo pericolosamente invasiva e traumatica. Amy e la sua
analista fecero l'ipotesi che il senso di colpa e l'angoscia di sua
madre durante quegli episodi precoci di violazione corporea le
avessero reso difficile, se non impossibile, rispondere in modo
empatico e aiutare Amy a sopportare e ad elaborare la dolorosa
manovra e gli stati affettivi dolorosi che la accompagnavano. E
in realtà degli anni successivi la madre tentò di negare
l'importanza del trauma. A causa del trauma che era avvenuto
nella prima infanzia, prima delle sue capacità di simbolizzare,
esso rimase codificato in modo presimbolico, come una "
memoria emotiva " (Orange,1995), al di fuori degli orizzonti
della articolazione verbale e capace di essere sperimentato
soltanto in forma di stati psicosomatici diffusi o di enactment
comportamentali. Spesso i traumi e le difficoltà successivi nella
vita di Amy furono vissuti come ripetizioni e conferme di ciò che
era stato codificato in modo presimbolico. Molti dei suoi sintomi