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e delle sue fobie vennero anche spiegati come manifestazioni
del suo senso pervasivo di essere stata in costante pericolo di
essere penetrata e invasa distruttivamente, e del suo tentativo
di proteggersi da quest'attacco doloroso. Amy e la sua analista
capirono anche, infine, come la stessa memoria emotiva e il
senso di essere a rischio di vita venissero agite nella relazione
terapeutica, con l'analista che si sentiva invasa dolorosamente
e in modo traumatico.
Come risultato del lavoro terapeutico Amy sperimentò dei
considerevoli progressi. Divenne capace di tollerare gradi
crescenti di separazione dalla sua analista. Mentre il suo
aspetto e i suoi modi miglioravano, in parte come risultato della
sua identificazione con l'analista, e mentre lei raggiungeva dei
notevoli successi della sua carriera, sembrava che stesse
andando sempre di più verso una visione di se stessa come
donna desiderabile, competente e attrattiva. Riceveva sempre
più richieste di appuntamenti, ma non usciva ancora a tollerare
molta vicinanza fisica senza avere una reazione'" allergica " agli
uomini.
Ma poi, tragicamente, mentre continuava a progredire nel suo
sesto anno di terapia, Amy si ammalò di una malattia
autoimmune. Sapere della sua malattia ebbe un influsso
straordinariamente devastante su di lei. Era la conferma medica
della sua visione di se stessa basicamente difettosa, non
desiderabile e condannata a morire sola. E cosa ancora più
importante, fu una orribile ripetizione della primitiva traumatica
invasione del suo corpo, ora da parte di forze tossiche che
potevano renderla incapace, non desiderabile e letteralmente
distruggerla, scompaginando ancora una volta il senso di
integrità del suo essere fisico che si è appena consolidato. Tutti