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in un universo che è casuale e imprevedibile e nel quale nessuna
sicurezza o continuità di esserci può essere garantita Il trauma
inoltre espone all’ “insostenibile contestualità dell’essere” (Stolorow
& Atwood, 1992, p.33). Come risultato, le persone traumatizzate
non possono averne aiuto ma percepiscono aspetti dell’esistenza
che stanno ben al di là degli orizzonti assolutistici della normale
quotidianità. E’ In questo senso che i mondi delle persone
traumatizzate sono fondamentalmente incommensurabili con quelli
degli altri, questa è la profonda cesura nella quale prende forma un
angosciante senso di estraniamento e di solitudine.
Una mia paziente che ha cercato di fronteggiare una lunga
serie di violenze traumatiche, shock e perdite utilizzando processi
dissociativi aveva lasciato il suo bambino in una pasticceria lungo la
strada verso il mio studio. Quando era quasi entrata nel mio
palazzo udì il rumore dello stridere di pneumatici sull’asfalto e
durante la seduta era visibilmente terrorizzata all’idea che il figlio
potesse essere stato messo sotto da un’ automobile e ucciso. “Si”,
dissi, con una modalità che esprimeva la sensazione di verità
vissuta che può solo sortire da esperienze di prima mano, “questo è
il ‘lascito’ delle sue esperienze con un trauma terribile. Lei sa che in
ogni momento le persone che ama possono essere abbattute da un
qualche evento casuale e senza senso. Questo, in realtà, molte
persone non lo sanno.” La mia paziente si rilassò entrando in uno
stato di calma e, con ovvie allusioni al transfert, cominciò a pensare
al desiderio che aveva sempre avuto di trovare un’anima gemella
con la quale poter condividere le sue esperienze traumatiche e, in
questo modo, cominciare a sentirsi un po’ meno come un essere
strano e alieno. E’ qui, credo, che trovammo insieme il senso
profondo del concetto di gemellarità di Kohut (1984).