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esami gastrointestinali, tra le quali procedure radiologiche
invasive. A volte soffriva di una grave forma di diarrea, altre
volte di stitichezza e - cosa che la tormentava ancor più - di
crampi e di un acuto dolore addominale. Era tormentata dalla
paura di vomitare che la sommergeva e insieme la affascinava.
Era terrorizzata di prendersi un’influenza intestinale ed era
solita andare fino a limiti estremi per proteggersi dalle
contaminazioni, indossando una maschera facciale quando
volava, usando batuffoli di alcol sulle mani, ed evitando bambini
e qualsiasi persona sospetta di avere una malattia. Negli anni
aveva escluso un numero sempre più cospicuo di cibi dalla sua
dieta, credendo che fossero causa dei suoi dolori. Era
sospettosa di quel che la madre cucinava e della sua igiene,
temeva avvelenamenti accidentali o anche intenzionali da parte
sua. Amy e la sua analista interpretarono questi sintomi e
queste fobie come espressioni di una paura di una nuova
ritraumatizzazione, di un'invasione dolorosa e minacciosa del
suo corpo da parte di tossine mortali, che ricapitolavano la sua
perdita primitiva del senso di esser inviolabile, della sua
integrità sensomotoria.
L'infuenza del trauma precoce nel distruggere il senso di
integrità corporea sembrava anche riflettersi in un certo
numero di sintomi di cattiva regolazione sensomotoria. Sentiva
sempre freddo, anche d'estate, come se non potesse regolare
la temperatura del suo corpo. Le canzoni ascoltate alla radio le
rimanevano fisse in testa. Il movimento dei tergicristalli la
faceva agitare. Veniva distratta dalle attività che si svolgevano
fuori dello studio della sua analista durante le sedute, e si
poteva concentrare solo con le tende chiuse. Queste ed altre
difficoltà erano segni dell’incapacità a filtrare e modulare stimoli