Pagina 96 - Self Rivista - Anno 1 n°3

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visivi e acustici. Sentiva anche di avere scarse capacità
motorie. Quando si soffiava il naso, sembrava scoordinata e
simile a una bambina: afferrava molti fazzolettini tutti insieme
e si soffiava e si strofinava goffamente. La sua andatura e la
sua postura erano sconnesse, goffe, sgraziate.
Analogamente le difficoltà che esperiva nelle relazioni
riflettevano il tema centrale della vulnerabilità ad un'invasione
tossica, sia fisica che psicologica. Reagiva con avversione
intensa alle persone che sentiva controllanti o oppressive; a suo
fratello per esempio, che era solito “infilarmi le sue opinioni giù
per la gola". E quando lei, nel corso del trattamento, cominciò
ad avere più appuntamenti con uomini, le sembrarono non
interessati e tutti presi da se stessi, non interessati alle sue
idee e che volevano parlare soltanto di loro stessi. Nel corso
della terapia, diventò capace di verbalizzare le sue profonde e
paralizzanti paure di stare vicino a un uomo, la sua repulsione
a baciare e la sua rabbia nel doversi “sottomettere” alle
avances
di un uomo. Trovava impossibile essere in intimità
fisica con un uomo senza provare tutt’a un tratto questi
sentimenti di avversione. La inquietavano le imperfezioni fisiche
degli uomini, come se li vedesse al microscopio: foruncoli, nei
e peli sul viso, calvizie incipiente e di cose simili. Si sentiva
soffocata da un abbraccio o dall'odore del fiato di un uomo. Se
si lasciava andare ad una maggiore intimità fisica, era a
malapena in grado di tollerare la repulsione quando sentiva la
lingua di un uomo che veniva “cacciata giù nella mia gola“. Con
questi tentativi la sua repulsione e la sua ansia, invece di
diminuire, le provocavano una risposta quasi allergica e
diventava sempre più sensibile a queste esperienze, e ciò