Pagina 98 - Self Rivista - Anno 1 n°3

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Gli enactment di Amy aumentarono fino al punto in cui ci fu
anche una più drammatica violazione del mondo privato
dell'analista. L'analista si rese conto di star vivendo in uno stato
di ipervigilanza, controllando tutto ciò che le stava intorno, nel
pericolo di avere il suo spazio personale invaso in qualsiasi
momento senza essere mai in grado di rilassarsi pienamente.
Era la sua identità ad essere usurpata e trovava questa cosa
snervante e da impazzire. L'analista si scoprì ostinatamente
contraria a rispondere a domande personali e mentre Amy si
sentiva soddisfatta quando trovava e indossava dei vestiti simili
a quelli dell'analista o scopriva qualcosa riguardo alla sua vita
personale, al contrario l'analista si accorse di provare
sentimenti di disagio e un piacere vendicativo quando Amy non
era in grado raggiungere i suoi obiettivi. Questo ostinato ritiro
era un aspetto della personalità dell'analista infelicemente
risvegliato dalla intrusività di Amy.
Nel corso del tempo e con l'aiuto del supervisore l'analista fu in
grado di riconoscere quanto gli enactment di Amy fossero entrati in
conflitto con il suo personale bisogno di privatezza. L'analista le
spiegò in che modo stesse vivendo il comportamento di Amy, come
invasioni dolorose e umilianti del suo spazio privato. Ad un certo
punto l'analista disse con una notevole esasperazione, che si
sentiva come se Amy la stesse dando la caccia per la stanza
tentando di infilarle un dito nel culo. Sottolineò che continuando in
questo comportamento Amy stava mettendo in pericolo il legame
di cui così disperatamente aveva bisogno. L'analista iniziò a
stabilire degli stretti limiti nei confronti degli enactment che Amy
faceva all'esterno dello studio e a prendere delle decisioni ferme
riguardo agli svelamenti che la mettevano a disagio quando Amy le
faceva delle domande e delle richieste. Mentre esploravano i