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significati delle sue domande e del fatto che non ottenevano
risposte, ci fu un cambiamento nella relazione terapeutica. Amy
chiese meno informazioni e parallelamente l'analista cominciò a
sperimentare la curiosità e le domande di lei più come interesse
che come invasione. Retrospettivamente ci sembra di poter dire
che Amy beneficiò in modo significativo del fatto che l'analista
avesse fornito un modello di mantenimento e di ferma protezione
dei confini personali, e un modello di attaccamento senza
violazione.
Nel corso della terapia Amy e la sua analista compresero
l'influenza del trauma precoce come una invasione spaventosa,
dolorosa e distruttiva del corpo di Amy. Di conseguenza, la
vicinanza e l'intimità fisica erano sentite come una perdita di
controllo pericolosamente invasiva e traumatica. Amy e la sua
analista fecero l'ipotesi che il senso di colpa e l'angoscia di sua
madre durante quegli episodi precoci di violazione corporea le
avessero reso difficile, se non impossibile, rispondere in modo
empatico e aiutare Amy a sopportare e ad elaborare la dolorosa
manovra e gli stati affettivi dolorosi che la accompagnavano. E
in realtà degli anni successivi la madre tentò di negare
l'importanza del trauma. A causa del trauma che era avvenuto
nella prima infanzia, prima delle sue capacità di simbolizzare,
esso rimase codificato in modo presimbolico, come una "
memoria emotiva " (Orange,1995), al di fuori degli orizzonti
della articolazione verbale e capace di essere sperimentato
soltanto in forma di stati psicosomatici diffusi o di enactment
comportamentali. Spesso i traumi e le difficoltà successivi nella
vita di Amy furono vissuti come ripetizioni e conferme di ciò che
era stato codificato in modo presimbolico. Molti dei suoi sintomi
e delle sue fobie vennero anche spiegati come manifestazioni