Pagina 120 - Self Rivista - Anno 1 n°3

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intere concezioni del mondo possono venire accettate
acriticamente.
Il realismo oggettivista
Il realismo oggettivista, come quello implicato negli anni 30 da
“the Wiener Kreis” e, più recentemente, negli attacchi alla
psicoanalisi (Gruenbaum,1984) viene supposto esser stato lasciato
alle spalle dalla “svolta linguistica” (Rorty,1982), dal “pensiero
debole” (Vattimo e Rovatti,1983)e dalla fenomenologia del tardo
ventesimo secolo, ma è tornato indietro, ruggendo, ad abbracciare
il riduzionismo.(4) In filosofia abbiamo il risorgere del
“rappresentazionalismo” accompagnato da una difesa esplicita del
riduzionismo nel lavoro di Jerry Fodor, Michael Tye e altri, che viene
contestato specialmente da Ned Block e Thomas Nagel, come pure
dalle persone interessate al “significato olistico” di Quine,
Wittgenstein e Davidson. Per i rappresentazionisti, la mente - sia
semplice che complessa, atomistica o molecolare - è composta
semplicemente da impressioni impresse nel cervello da parte degli
oggetti esterni. Per molti, “la mente” è un termine che il rasoio di
Ockham elimina a favore del “cervello”: una posizione chiamata
“materialismo eliminativo”. Coloro i quali resistono a questa
tendenza in nome della irriducibile complessità, irriducibile
soggettività, individualità, o inclusività del contesto, tendono a
venire raggruppati, in modo derisorio, insieme ai fondamentalisti e
a coloro che credono nell’astrologia.
La svolta linguistica, con la sua attenzione ai significati-nel-
contesto, è stata abbandonata a favore dell’empirismo cognitivo,
Per Fodor, la mente è un contenitore o “scatola delle convinzioni o
credenze” di rappresentazioni, definite come idee senza immagini.
Il pensiero, ci dice, è computazione (CP= Psicologia