Pagina 125 - Self Rivista - Anno 1 n°3

Versione HTML di base

125
La “teoria del codice multiplo” della Bucci (1997) rappresenta
un altro approccio della scienza cognitiva alla psicoanalisi, un
approccio che si basa esplicitamente sugli assunti filosofici che i
miei collaboratori ed io abbiamo chiamato “il mito della mente
isolata” (Stolorow e Atwood,1992; Orange, Atwood e coll.,1997).
Per la Bucci:
“L’universo della psicoanalisi è emozione e mente: la
rappresentazione
dell’esperienza emotiva
privata
, la sua
comunicazione ad un’altra persona e la sua trasformazione nel
trattamento" (p. 57).
Mi sembra che la Bucci non si ponga nessun interrogativo sul
fatto che le reti neurali con i loro codici multipli siano menti singole,
chiuse in se stesse, per le quali la relazionalità e i sistemi
intersoggettivi sono secondari, non costitutivi. Queste entità-mente
possono allora essere studiate dalla “scienza”- dall’”esterno”
putativamente oggettivo dell’empirista (Orange,2001)- di cui la
psicoanalisi diventa allora una sotto-disciplina più o meno
rispettabile in quanto obbedisce alle regole poste da questa
particolare e restrittiva comprensione di cosa è la scienza:
Nella scienza cognitiva, processi e rappresentazioni mentali - sia
consci che inconsci - sono trattati come costrutti ipotetici definiti
nei termini di altri concetti e dedotti da eventi osservabili nel
contesto di una cornice di riferimento teorica generale. Le entità
psicologiche, definite in questo modo, hanno lo stesso status
teorico delle particelle e dei quark, della materia dei buchi neri,
del big bang e della vita nell’Età del Bronzo. Sono tutte entità
teoriche che non sono direttamente osservabili ma sono definite a