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La “teoria del codice multiplo” della Bucci (1997) rappresenta
un altro approccio della scienza cognitiva alla psicoanalisi, un
approccio che si basa esplicitamente sugli assunti filosofici che i
miei collaboratori ed io abbiamo chiamato “il mito della mente
isolata” (Stolorow e Atwood,1992; Orange, Atwood e coll.,1997).
Per la Bucci:
“L’universo della psicoanalisi è emozione e mente: la
rappresentazione
dell’esperienza emotiva
privata
, la sua
comunicazione ad un’altra persona e la sua trasformazione nel
trattamento" (p. 57).
Mi sembra che la Bucci non si ponga nessun interrogativo sul
fatto che le reti neurali con i loro codici multipli siano menti singole,
chiuse in se stesse, per le quali la relazionalità e i sistemi
intersoggettivi sono secondari, non costitutivi. Queste entità-mente
possono allora essere studiate dalla “scienza”- dall’”esterno”
putativamente oggettivo dell’empirista (Orange,2001)- di cui la
psicoanalisi diventa allora una sotto-disciplina più o meno
rispettabile in quanto obbedisce alle regole poste da questa
particolare e restrittiva comprensione di cosa è la scienza:
Nella scienza cognitiva, processi e rappresentazioni mentali - sia
consci che inconsci - sono trattati come costrutti ipotetici definiti
nei termini di altri concetti e dedotti da eventi osservabili nel
contesto di una cornice di riferimento teorica generale. Le entità
psicologiche, definite in questo modo, hanno lo stesso status
teorico delle particelle e dei quark, della materia dei buchi neri,
del big bang e della vita nell’Età del Bronzo. Sono tutte entità
teoriche che non sono direttamente osservabili ma sono definite a