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vari livelli di precisione mediante connessioni di uno con l’altro e
con gli eventi osservabili. I significati soggettivi hanno un ruolo
in un’impresa scientifica quando sono considerati come entità
teoriche simili; essi non possono venire studiati scientificamente
senza una tale cornice. Il potere della cornice scientifica
consente che una scienza del significato soggettivo, come la
psicoanalisi,
venga
costruita. (pp. 64-65).
Come psicoanalisti, continua la Bucci, noi allora deduciamo
l’esistenza o i significati degli stati emotivi dalla comprensione
teorica di come lavora il cervello. Noi localizziamo queste entità
dedotte entro il nostro sistema teorico.
La Bucci rifiuta esplicitamente l’accusa che la sua equivalenza
mente-cervello (dei costrutti mentali ed emotivi) sia riduzionistica
ed insiste che lei cerca soltanto la traducibilità:
La cornice teorica di riferimento dell’apparato psichico e il
substrato neurale possono spiegare alcuni dati osservabili,
mentre la struttura sottostante viene formulata in modi
assolutamente diversi. La mancanza di corrispondenza nelle
predizioni e nelle deduzioni di tali teorie solleverebbe dei problemi
per ognuna di esse; trovare una corrispondenza rinforzerebbe le
posizioni teoriche. (p. 70).
Il linguaggio dell’ ”apparato psichico” non solo tradisce i
presupposti materialistici sottostanti della Bucci, ma esso minimizza
le differenze tra il mondo di discorso delle organizzazioni neuronali
e la conversazione sui significati che la psicoanalisi cerca di essere.
Sì, entrambi sono dei modi di parlare sugli esseri umani, ma cosa
potrebbe significare dire che essi sono traducibili l’uno nell’altro? Mi