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A Franz Brentano (1838-1937), insegnante sia di Husserl che
di Freud(10), il mio relativismo prospettivista deve la sua insistenza
sull’intenzionalità. Intenzionalità significa che l’attività mentale è
per sua natura direzionale, vale a dire che pensare vuol dire
pensare qualcosa, che desiderare vuol dire desiderare qualcosa, e
così via. Come la comprendo io, l'intenzionalità implica che
assumere una prospettiva o un punto di vista significa assumere un
punto di vista su o riguardo a qualche cosa. L'intenzionalità di
Brentano, spogliata dalle sue prime osservazioni che l'oggetto è
immanente nel pensiero, forma un elemento importante nella mia
ottica per cui l’enfasi sulla pluralità di prospettive è più che
compatibile con ciò che Putnam chiama “realismo dal volto umano”
(Putnam, 1990). Sebbene il realismo aristotelico di Brentano
l’avrebbe escluso dal post-modernismo, egli non usava dogmatismi.
Prete cattolico, Brentano lasciò la chiesa dopo il 1871, perché non
poteva accettare la dottrina dell’infallibilità del Papa. Sebbene
realismo prospettivista sia una frase mia, non sua, potremmo dire
che per lui l’infallibilità del Papa implicava che una sola prospettiva
conteneva la verità assoluta e totale.
Il filosofo e logico americano Charles Sanders Peirce (1839-
1914) fu ugualmente inorridito nel 1871 dall’affermazione della
infallibilità del Papa tanto da proclamare che il suo pensiero, e tutta
la scienza rispettabile, devono essere fallibilisti, capaci di errore e
aperti alle revisioni. Per Peirce, la ricerca della verità e del
significato è un processo che si auto-corregge, ma non un esercizio
futile. L’analista fallibilista riconosce che le proprie idee teoriche,
incluse quelle sull’innatismo biologico o sullo scetticismo radicale,
fanno parte tanto integrante del suo essere quanto le convinzioni
emotive, sia del paziente che dell’analista. Questi concetti
influiscono sulla nostra pratica clinica – per riconoscerli si ha