16
«Spesso uomini cha fanno le più svariate professioni mi chiedono
come mai non sono diventati come Hitler, e sono invece dei più o
meno pacifici medici, avvocati, insegnanti, pur essendo stati
anche loro, come Hitler, picchiati quotidianamente da bambini.
Con questa domanda intendono argomentare contro la mia tesi,
secondo cui il trattamento brutale, spietato e decisamente
distruttivo del bambino, porta non casualmente, ma
necessariamente, alla produzione di mostri. Senonché ogni volta
che mi è stato prospettato un caso simile, mi sono poi anche
informata più dettagliatamente sulla relativa infanzia e, a un
attento esame è emerso che in
tutti
i casi c’erano stati singoli
testimoni che avevano via via consentito al bambino di esprimere
momenti di sensibilità. Invece nell’infanzia di Adolf Hitler la
presenza di un simile testimone “compensativo” manca del tutto.
Ho ripetutamente paragonato la struttura della sua famiglia a
quella d’un regime totalitario in cui non esista possibilità d’appello
contro le decisioni della polizia.» (p.99)
Durante il trattamento psicoanalitico spesso possiamo scoprire
che c’è stata una persona che ha avuto la funzione di fornire
testimonianza, per quanto in modo occasionale e passeggero, anche a
dispetto di contesti culturali che tollerano e danno perfino sostegno
alla violenza. In realtà l’esistenza di un testimone del genere nella
storia del paziente può essere una precondizione necessaria alla
possibilità di cercare un trattamento psicoanalitico, vale a dire alla
speranza pur minima nella possibilità che un essere umano o un
contatto umano possano essere d’aiuto. Noi analisti scopriamo,
tuttavia, che molti pazienti con gravi disturbi del sé possono trovare
nel trattamento, apparentemente per la prima volta, proprio questa