Pagina 19 - Self Rivista - Anno 1 n°3

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articolare e possedere la propria esperienza - cominciò a trovare
testimoni e compagni spirituali anche nelle opere letterarie. Poteva
portarne degli esempi all’interno del trattamento. “Ha mai letto
L’uomo senza una patria
?” chiese una volta. “Mi sento proprio come
la persona che non appartiene a nessuno e a nessun luogo”.
Successivamente trovò delle esperienze d’oggetto sé analoghe, e
quando si trasferì in un’altra area geografica poté nuovamente
cercare un terapeuta.
In pazienti di questo tipo, la difesa e la resistenza hanno la
funzione di proteggere da una nuova traumatizzazione. Il ricordare è
sentito come pericoloso anche perché in parte esso include il ricordo
di essere soli con il problema di quel momento, quale che fosse,
senza il sostegno e la validazione di un testimone. Fintantoché il
legame con l’analista non sia divenuto forte, non ci si può arrischiare
ad avere dei ricordi troppo vividi, perché senza una sicura
connessione, la paura che questi ricordi possano essere schiaccianti e
condurre alla psicosi, o all’auto-distruzione, inibisce il loro emergere.
Il legame con l’analista rende possibile scoprire e sopravvivere al
fatto di realizzare (rendere reale) tutto l’orrore di ciò che è successo
ad un bambino vulnerabile. Parte dell’orrore consisteva nell’essere
soli.
L’esperienza clinica con i pazienti che hanno avuto un testimone
mi ha portato a questa conclusione: tanto più affidabile è stato il
testimone nei confronti del bambino, tanto prima diventa possibile,
nel presente, quel legame con l’analista che consente il ricordo.
Diversamente da Terry, Sara - figlia di un padre alcolizzato e di una
madre affetta da psicosi depressiva - aveva avuto un’insegnante di
scuola elementare a casa della quale continuò ad andare con il
fratello tutti i giorni, dopo la scuola, per tutta la durata della loro
carriera scolastica. La paziente non ricordava di avere mai parlato con