Pagina 24 - Self Rivista - Anno 1 n°3

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dell’isolamento traumatico con l’esistenza di mondi privati di linguaggi
privati? Dove possiamo trovare concetti veramente relazionali per
descrivere la testimonianza e l’onere del testimoniare?
Una delle risorse che abbiamo a disposizione è il lavoro del filosofo
Hans Georg Gadamer. Il suo concetto di progetto ermeneutico che ha
come fine il comprendere attraverso un dialogo giocoso, sempre
contenuto dall’orizzonte del “die Sache” [la cosa, la circostanza, la
situazione], è vicino alla nostra idea di campo intersoggettivo. Nelle
sue parole, che non mi stanco mai di leggere:
«La persona capace di comprensione non conosce e giudica come
uno che se ne stia da una parte senza venire influenzato; ma
piuttosto - come uno che sia unito all’altro da un legame specifico
- pensa con l’altro, e attraversa la situazione con lui»
Nella visione ermeneutica del comprendere di Gadamer, il dialogo fra
prospettive tradizionali rende possibile un tipo di comprensione che
nessuna persona potrebbe raggiungere da sola.
Possiamo consultare anche il lavoro di Wittgenstein (1953): con il
suo concetto più famoso, lo Sprachspiel, o gioco linguistico, egli
voleva intendere che il significato si può trovare solo all’interno di un
contesto. Gli eventi hanno significato, o forse per dirla più
precisamente, diventano esperienza, in quel processo dialogico che è
sempre più inscritto nelle forme del vivere. La sua critica della
distinzione interno-esterno (sotto la denominazione di “linguaggio
privato”) era incessante. Egli insisteva che il significato poteva
scaturire solamente all’interno di una comunità reale che usa il
linguaggio.
Possiamo anche esaminare la storia della psicoanalisi per trovare
concetti che illuminino l’esperienza della testimonianza. Tanto per