25
cominciare, Freud ci ha lasciato il concetto di Nachträlichkeit, l’idea
che gli shock o le perdite traumatiche possono essere assorbiti
nell’organizzazione dell’esperienza solo gradualmente (Freud, 1914),
e diventare ricordi. Nel frattempo il trauma viene ripetutamente
rielaborato e reinterpretato “nachträglich”, vale a dire nella
posteriorità. Freud, ancora giovane, scrisse a Fliess: “Come sai, sto
lavorando all’ipotesi che il nostro meccanismo psichico si sia formato
mediante un processo di stratificazione: il materiale di tracce
mnestiche esistente è di tanto in tanto sottoposto a una
risistemazione
in base a nuove relazioni, a una
riscrittura
” (Freud,
1896, lettera 112 p.236). Lavorando con Breuer, Freud aveva trovato
che, visti in retrospettiva, gli eventi venivano sperimentati come
traumatici. Dobbiamo a Freud - a dispetto della sua visione del
mondo meccanicistica - il fatto di aver compreso che la vita
psicologica si organizza sia secondo un tempo irreversibile che
secondo un tempo reversibile, e che quest’ultimo è un processo attivo
e non-lineare. La memoria non è un video-registratore. Ciò che Freud
- ancora invischiato nelle concezioni cartesiane della “mente isolata” -
non ha realizzato, o per lo meno non ha sufficientemente sottolineato,
è che questa continua rielaborazione, riorganizzazione e
reinterpretazione, di fatto non viene mai realizzata da una persona
sola. Anche il dialogo interiore è il lavoro di una comunità che dialoga
all’interno della quale conversiamo con noi stessi.
La concezione intersoggettiva della memoria in psicoanalisi forse
ha le sue radici negli studi di Ferenczi sullo sviluppo del senso di
realtà nel bambino (Ferenczi, 1909). Sicuramente l’ultimo lavoro di
Ferenczi era orientato verso una concezione intersoggettiva della
Nachträglichkeit. Il suo lavoro con persone sopravvissute all’incesto
(1933) anticipava in modo significativo il modo in cui i clinici di oggi
(Horowitz, 1986; Herman, 1992) leggono lo stress post-traumatico.