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contesti intersoggettivi in cui il conflitto psicologico prende forma:
"l'assenza di una responsività stabile e sintonizzata agli stati
affettivi del bambino conduce al ... deragliamento significativo di
una integrazione affettiva ottimale e a una propensione a
dissociare e disconoscere le reazioni affettive" (p. 106). Il conflitto
psicologico si sviluppa quando di stati affettivi centrali del bambino
non possono essere integrati poiché essi evocano una consistente o
massiccia cattiva sintonizzazione da parte dei genitori (Stolorow,
Brandchaft e Atwood, 1987, cap. 6). Tali stati affettivi non integrati
diventano la fonte di conflitti emozionali lungo tutto l’arco della vita
e di una vulnerabilità agli stati traumatici, poiché essi sono esperiti
sia come minacce a una stabile organizzazione psicologica della
persona sia al mantenimento di legami indispensabili alla vita.
Perciò diventano necessarie le difese contro questi affetti.
Da questa prospettiva, il trauma dello sviluppo non è visto
come un eccesso istintuale che trabocca da un contenitore
cartesiano male equipaggiato, ma come l'esperienza di un affetto
intollerabile. Inoltre l'intollerabilità di uno stato affettivo non può
essere spiegata solamente, o anche prevalentemente, sulla base
della quantità o dell'intensità di sentimenti dolorosi evocati da un
evento che ferisce. Gli stati affettivi traumatici possono essere
spiegati solo nei termini dei sistemi relazionali nei quali essi sono
esperiti (Stolorow e Atwood, 1992, cap. 4). Il trauma dello sviluppo
origina all'interno di un contesto intersoggettivo formativo il cui
aspetto centrale è la cattiva sintonizzazione a un affetto doloroso,
una rottura del sistema di regolazione mutua tra bambino e agente
delle cure, che conduce alla perdita da parte del bambino della
capacità di integrare l'affetto e quindi ad uno stato disorganizzato e
sovraccaricato insopportabile. Un affetto doloroso e minaccioso
diventa traumatico quando la sintonizzazione di cui il bambino ha