Pagina 46 - Self Rivista - Anno 1 n°3

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In ció che segue, descriveremo questa gamma estrema di disturbi
psicologici da un punto di vista intersoggettivo e fenomenologico.
La teoria dell’intersoggettivitá è una prospettiva psicoanalitica post-
cartesiana che considera elemento centrale il mondo dell’esperienza
individuale, compreso nei suoi termini e senza riferirsi ad una realtá
oggettiva esterna (Atwood & Stolorow, 1984; 1993: Stolorow,
Brandchaft & Atwood, 1987; Stolorow & Atwood 1992; Orange,
Atwood & Stolorow, 1997). Inoltre, questo mondo è sempre visto
nel contesto relazionale dell’interazione con altri mondi come
questo. Cominciamo con il riesaminare la classica distinzione tra
nevrosi e psicosi.
Nevrosi e Psicosi
Il criterio secondo il quale e’ stata tradizionalmente accettata
la distinzione tra nevrosi e psicosi, risiede nella valutazione del
contatto che il paziente mantiene con la realtá oggettiva. La psicosi,
per definizione, viene vista come condizione patologica che implica
la rottura con la realtá, mentre la nevrosi, al contrario, viene vista
come condizione patologica nella quale il contatto con la realtá è
preservato. Questo concetto di antica data è bene illustrato nei due
ben noti scritti di Freud, “Nevrosi e Psicosi” (1924a) e “Il problema
della realtá nella nevrosi e nella psicosi”(1924b), nei quali egli
provó a delineare le somiglianze e le differenze tra queste ampie
categorie della psicopatologia, riferendosi al modello strutturale
tripartito della mente. Freud sosteneva che in entrambi i casi, le
difficoltá dei pazienti derivavano alla fine dalla “perdita
dell’appagamento di uno di questi eterni incontrollabili desideri
dell’infanzia che sono cosí profondamente radicati nella nostra
costituzione” (1924), ossia dagli impulsi insoddisfatti dell’Es. La
differenza tra nevrosi e psicosi, secondo questa descrizione, sta nel