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esperienza, si puó anche comprendere il motivo per cui gli stati
soggettivi che appaiono cosí emergenti nelle psicosi, non
potrebbero mai essere compresi adeguatamente da un sistema
concettuale che poggia su premesse cartesiane. Questi stati
includono sia esperienze di disgregamento dei confini che
delimitano l’io e il non-io, sia esperienze di frammentazione e di
perdita della propria identità, nonché la disintegrazione della realtà
stessa. Al contrario una cornice fenomenologica si presenta
sgombra da immagini oggettivizzanti della mente, della psiche o
dell’apparato psichico, ed è perció libera di studiare l’esperienza
senza valutarla per la sua veridicità rispetto a una presunta realtà
esterna. L’esplorazione degli stati di annichilimento non presenta
quindi particolari difficoltà filosofiche, poiché dobbiamo preoccuparci
solo della persona e del suo mondo, in qualunque stato essi si
presentino.
Nello studio dell’annichilimento psichico, ci si potrebbe
concentrare sull’esperienza di sé o più estesamente, sull’esperienza
del mondo, dove la prima è vista come un’area centrale inclusa
all’interno dell’altra. Le esperienze di sé e del mondo sono legate
inestricabilmente l’una all’altra, in modo tale che qualsiasi
cambiamento importante nell’una implica necessariamente
cambiamenti corrispondenti nell’altra. La dissoluzione di sé, ad
esempio, non è un evento soggettivo che lascerebbe il mondo della
persona altrimenti intatto sottraendo in qualche modo il senso di sé
della persona. L’esperienza della perdita di sé vuol dire la perdita di
un centro permanente in relazione al quale sono organizzate la
totalitá delle esperienze dell’individuo. La dissoluzione del senso di
sé produce pertanto un inevitabile effetto disintegratore
sull’esperienza della persona in generale e alla fine ha come
risultato la perdita di coerenza del mondo stesso. Allo stesso modo,