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Considerare delirante una persona di questo tipo, evidenzia la
disparità che esiste tra le sue esperienze e le sue convinzioni e le
condizioni della supposta realtá esterna. Da questo punto di vista,
si materializza inevitabilmente un obiettivo che porta le idee della
paziente in conformitá con tutto quello che generalmente è accetto
e considerato vero e reale. Queste convinzioni normative non hanno
spazio per una connessione speciale con Gesú Cristo o i voli solitari
verso Roma, essendo viste solo come fantasie patologiche che
debbono essere interpretate, abbandonate e/o soppresse. Ci si
potrebbe chiedere: quale é l’effetto che ha sulla paziente l’essere
visti e trattati in questo modo? Questo punto di vista comunica
inevitabilmente il messaggio che i desideri più forti della paziente
sono male interpretati e le uniche speranze di poter ripristinare la
propria realtá e se stessa restano senza fondamento. Questo
messaggio rafforza ed avvalora l’abbandono emotivo e la non
convalida che la paziente ha vissuto per mano del padre e della
famiglia, e il suo effetto è quello di accelerare il processo delirante
di pari passo con la ricerca della propria sopravvivenza, in un modo
vividamente drammatizzato e sempre piú concreto. Inizia cosí un
nuovo circolo vizioso, nel quale mondi disgregati combattono l’uno
con l’altro in un ciclo senza fine di incomprensioni senza fine e di
reciproche invalidazioni.
D’altro canto, un analista che comprende il significato del
“grido” del paziente, si avvicina senza l’intenzione di riallineare il
contenuto della sua esperienza; il suo intento sarà piuttosto quello
di introdurre un elemento nuovo nella vita giá cosí devastata della
paziente, elemento attorno al quale ridefinire il fulcro emotivo della
sua esistenza. Questo elemento sará incorporato nell’esperienza
della paziente e nella comprensione dell’analista, fattore