Pagina 67 - Self Rivista - Anno 1 n°3

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potere normativo delle definizioni invasive degli altri che riguardano
chi siamo e come dobbiamo vivere.
È per noi di particolare interesse che
"Una Brillante Follia"
sia
stato scritto a quattro mani con un giornalista scientifico, il quale ha
partecipato alla stesura di numerosi capitoli del libro della storia
della Duke dal punto di vista della psichiatria biologica. Questi
capitoli, che ripercorrono il decorso di una malattia che avrebbe
basi biologiche, sono interposti tra quelle parti scritte dalla Duke, in
cui lei racconta la storia della propria vita, e di come l’ha vissuta,
dal suo personale punto di vista. Se considerassimo il libro nella
sua interezza come cronistoria del viaggio dell’anima di Patty Duke,
saremmo testimoni del come un gruppo costituito esclusivamente
da determinanti esterne – proprio come gli infiltrati immaginari
nella Casa Bianca - abbiano preso dimora nella struttura della sua
narrazione di se stessa. Quindi l’autobiografia della sua follia
rispecchia il ciclo del pattern interno della follia stessa, oscillando
avanti e indietro tra una posizione di resa accomodante all’autorità
esterna e una posizione di auto-espressione in cui tenta l’auto-
liberazione.
Un alternarsi parallelo tra prospettive contrastanti e
esperienzialmente incompatibili è ciò che troviamo anche nel libro
“Una mente inquieta”
di Kay Janison. Sebbene questo libro abbia
un’unica autrice, nel flusso delle sue descrizioni possiamo ascoltare
due voci diverse. Una voce è alleata con l’autorità medica e torna
continuamente ad affermare le basi biologiche della malattia
maniaco-depressiva della quale soffre l’autrice. Questa voce
descrive gli eventi della vita della Janison come il dispiegarsi delle
manifestazioni di una malattia organica. L’altra voce dà
ripetutamente espressione ad un amore per l’intensità
dell’esperienza che essa prova nella ciclicità degli stati umorali, e