Pagina 68 - Self Rivista - Anno 1 n°3

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solo in modo molto riluttante acconsente alla diagnosi medica e
all’assunzione di farmaci stabilizzatori dell’umore prescritti dai suoi
dottori. Tra i molti incidenti che si raccontano in questa storia di
follia, ce ne è uno che descrive una vivida allucinazione che codifica
simbolicamente aspetti importanti della storia della Janison. Ella ci
narra come una sera – dopo un lungo periodo di attività frenetica in
cui era sempre più confusa – percepì improvvisamente una strana
luce dietro i suoi occhi e vide un’enorme centrifuga nera che in
qualche modo si trovava dentro la sua testa. Poi una figura vestita
di un abito da sera bianco e vaporoso con lunghi guanti bianchi, si
avvicinava alla centrifuga portando una provetta di sangue delle
dimensioni di un vaso. L’autrice si riconobbe in questa figura e
riconobbe anche – con orrore – che il sangue macchiava sia l’abito
da sera che i guanti. La figura insanguinata mise la provetta delle
dimensioni di un vaso nella centrifuga e poi accese l’apparecchio.
Paralizzata dalla paura la Janison vide e ascoltò l’apparecchio che
girava sempre più veloce e il suono del tubo di vetro che si
sbatacchiava al metallo si fece sempre più forte. Alla fine la
centrifuga esplose schizzando fuori di sé migliaia di schegge
minute. Il sangue era dappertutto, copriva tutto e arrivava fino al
cielo.
Come possiamo capire questa allucinazione? Cosa ci dice della
mania della Janison? Il sangue contenuto nel tubo di vetro può
essere visto come simbolo della sua vitalità interiore, imbottigliato
in un ruolo di identità che si basava sulla compiacenza verso le
condizioni in cui era stata allevata. Questa identità, che si
esprimeva nell’immagine della figura in abito da sera, materializza
ciò che ci si aspettava da una giovane donna nel mondo militare
tradizionale dell’infanzia della Janison. Come figlia di un ufficiale
dell’aeronautica ci si aspettava da lei che imparasse “le delicate