Pagina 70 - Self Rivista - Anno 1 n°3

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manifestazioni dell’esplosione attiva in una libertà caotica di una
vita che si era arresa. La mania sgorga nell’esistenza grazie a deboli
immagini e altrettanto deboli intuizioni che hanno le loro radici in
possibilità di autenticità ormai perse: quindi il mondo che sembra
materializzarsi brevemente negli stati maniacali è carico di un
eccitamento emozionante e di euforia. Improvvisamente tutto
sembra possibile perché un nuovo universo di libertà si è aperto, le
opportunità per un’espressione di sé creativa sono molte, e forse
per la prima volta nella sua vita la persona ha la sensazione
esilarante di sapere chi è. Nelle situazioni estreme ogni limite del
pensiero e dell’azione si dissolve e il caos regna in ogni sfera
dell’esistenza personale. Infine – inevitabilmente – il nuovo mondo
comincia a crollare perché non c’è nulla e nessuno che lo sostenga,
e perché alla sua base non c’è alcuna organizzazione che lo abbia
mai consolidato. A questo punto appare spesso una depresisone
schiacciante via via che la vecchia identità comincia a riorganizzarsi
e si reinstaurano i vecchi pattern di accomodamento (Brandchaft,
1993). La libertà appena trovata evapora; i sogni di un destino
personale glorioso svaniscono e i sentimenti di capacità e di essere
iniziatori delle proprie azioni che erano brevemente diventati più
intensi vengono sostituiti da un’inerzia mortifera e annichilente.
L’esperienza della mania coem ogni stato soggettivo, non può
essere compresa a prescindere dal contesto intersoggettivo nel
quale appare. I tentativi di “spiegare” questo stato mentale
attribuendolo esclusivamente a fattori interni non considerano il
ruolo costitutivo del campo intersoggettivo e rischiano di cadere in
un riduzionismo iper-semplificatorio. Volgiamo ora la nostra
attenzione a un secondo importante problema nella psicoanalisi
clinica: la relazione tra le forme estreme di trauma e le esperienze
di annichilimento personale.