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disorientato per parecchie ore, fu raccolta dalla polizia e portata
all’ospedale psichiatrico. I suoi resoconti di quel giorno la
descrivono come una persona in uno stato di psicosi florida.
C’erano tre circostanze che influenzavano questa giovane
donna al momento del suo primo crollo. La prima era che si era
diplomata alla scuola superiore ed era entrata in una grande
università dove non conosceva nessuno. Aveva passato i mesi
prima della crisi in una progressiva alienazione e solitudine, in forte
contrasto con le sue precedenti esperienze scolastiche. Durante gli
anni della scuola secondaria e della scuola media, aveva avuto un
sacco di amici e buoni professori, e si era immersa in piacevoli
attività extracurriculari. Adesso, invece, si trovava in un territorio
sconosciuto, seguiva lezioni che non le interessavano, e passava
lunghe ore da sola nella sua stanza del dormitorio del college.
L’unica tregua in questo isolamento era stata una serie di brevi
incontri sessuali con diversi uomini che aveva incontrato, nessuno
dei quali aveva però mostrato una qualsiasi inclinazione a
coinvolgersi in modo più duraturo con lei. La seconda circostanza
angosciosa era che aveva saputo che sua madre aveva un tumore
alle ovaie già in fase di metastasi. Rendendosi conto che la madre
poteva vivere solo un anno o meno, la paziente si prefigurava la
sua morte come la fine del mondo normale e della vita normale in
cui aveva sempre cercato di credere. Alcuni di questi sentimenti su
tutto ciò sembravano essere simbolizzati in un incubo che aveva in
quel periodo, in cui c’era un enorme mucchio di terra che si
gonfiava e cresceva minacciosamente nel giardino posteriore della
casa della sua infanzia. Riteneva che il mucchio di terra fosse una
tomba sempre più grande per sua madre. La terza circostanza
insopportabile di questo periodo disastroso aveva a che fare con un
incidente di macchina in cui la paziente aveva subito una grave