Pagina 77 - Self Rivista - Anno 1 n°3

Versione HTML di base

77
In uno di questi sogni – che disse aver avuto dozzine di volte
durante la sua prima infanzia e fino all’adolescenza – era in piedi e
sola sul pavimento di linoleum della cucina della famiglia
intensamente illuminata. Notava sul pavimento la presenza di
numerose piccole macchie nere o puntini, ciascuno non più grande
di un punto alla fine di una frase. Vedeva anche che sopra ciascun
puntino c’era il nulla come se una piccola colonnina di un potere
disintegratore invisibile emanasse dal pavimento verso l’alto. Ogni
oggetto che si estendeva spazialmente sopra il pavimento aveva
buchi al suo interno che erano precisamente della stessa
dimensione dei puntini sul pavimento. Mentre fissava quegli strani
puntini di buio notò che stavano cambiando perché lentamente
diventavano più grandi. Ma, mano che i puntini crescevano,
crescevano anche i buchi negli oggetti al di sopra e ben presto
intere sezioni dell’illuminazione delle mensole e del soffitto
cominciarono a scomparire. Nella misura in cui lei stessa stava in
piedi sullo stesso pavimento, i puntini sempre più grandi
minaccavano anche lei e il sogno finiva sempre con lei che si
muoveva e danzava spaventata intorno all’oscurità che diventava
più grande cercando sempre di rimanere nella luce. Le immagini di
buio e di luce in questo sogno sembrano connettersi con la
condizione di scissione tra mondo diurno e mondo notturno
dell’infanzia della paziente. Durante il giorno tutto era come doveva
essere: la madre e il padre sembravano ed erano genitori amorevoli
e solidi, lei lavorava sodo e aveva molti successi a scuola e si
immergeva in attività piacevoli con tanti amici. Lei poteva esistere
in questo mondo di luce sostenuta da una grande quantità di legami
con altri che non erano contaminati dagli eventi dell’oscurità.
Quando veniva la notte, tuttavia, era tutto differente: il padre
amorevole del giorno scompariva, uno strano ghigno lubrico gli