di sicurezza, intimità ed accoglienza, una conversazione giocosa, la sintonizzazione
emotiva.
Margherita Kahn
e
Maria Grazia Petriglia
in “
Naufragio con spettatore – Un
viaggio condiviso: storie e … con un po’ di ironia… Menti che si incontrano”,
con un lavoro a quattro mani e due “voci” illustrano fattivamente la creazione di uno
specifico campo intersoggettivo all’ interno di una esperienza clinica, con il
movimento tra “io” e “noi” di una relazione che a terapia conclusa ha trovato ulteriori
forme per declinarsi. L’esperienza soggettiva dell’analista, la sua migrazione dallo
stesso paese dove la paziente si sarebbe trasferita, ha permesso l’emergere nella
paziente di tematiche dolorose legate alla separazione dal proprio paese. La
migrazione si configura come un naufragio ed è allo stesso tempo dentro un processo
di elaborazione delle perdite legate al cambiamento. All’interno di una autentica
relazione empatica, l’esplorazione congiunta delle emozioni suscitate nella paziente e
nell’analista, durante le varie fasi di questo processo, ha facilitato la costruzione di
nuovi significati, permettendo alla paziente di accedere a rappresentazioni mentali più
riassicuranti sul nuovo mondo.
Ingrid Pedroni
in
“Parlando di Dio… Religiosità e spiritualità nell’incontro
terapeutico: una trasformazione reciproca”
tramite il resoconto clinico di tre
diverse esperienze terapeutiche, rivela le possibilità di trasformazione che il dialogo
sul vissuto religioso può avere rispetto alla dimensione di sé e alle sue implicazioni
relazionali, quando i contenuti di fede siano accolti come una declinazione centrale
della personalità e non come una forma di regressione ad uno stadio infantile. Ciò
comporta un radicale cambiamento del modo di considerare il rapporto tra inconscio e
coscienza a partire dalla valorizzazione dei processi primari come luogo della creatività
e della stessa spiritualità che permette di considerare l’esperienza religiosa come
dimensione “transizionale”, in cui i confini tra soggetto e oggetto si attenuano ma non
scompaiono, per dar luogo ad un rafforzamento del sé, delle possibilità di relazione,
del senso di appartenenza, in una dimensione di libertà personale. Perché ciò avvenga
è necessaria una consonanza tra la disposizione personale del terapeuta e quella del
paziente, che vada al di là dei contenuti specifici di fede, per attingere al potenziale di
trasformazione insito nel dialogo sulla dimensione spirituale dell’esistenza.
Maurizio Pinato
in
“Lo spazio estetico”
partendo da tematiche attuali che toccano
da vicino l’impegno professionale del terapeuta - quali: identità e alterità, pluralismo e
pluralizzazione, bisogni veri e bisogni apparenti, memorie procedurali e memorie
implicite - osserva come lo
spazio estetico
si ponga come alleato per lo sviluppo di una
“nuova dialettica”, entro cui, potendo “reagire” tra loro, i flussi esperienziali
antagonisti e contraddittori danno vita ad un nuovo piano di cooperazione. Una
situazione clinica evidenzierà l’utilità terapeutica di tali riflessioni.
Antonia Piazza
porta il suo contributo: “
Emanuel ed io: barcollare, resistere e
sorprendersi insieme”,
attraverso la condivisione della storia di Emanuel, con il
quale, dice, ha sviluppato nel tempo “la possibilità di tenere in vita e condividere
l’esperienza interna della relazione”. La proposizione di due sogni del paziente offre
1,2 4,5,6,7,8,9,10,11,12,13,...173