simbolico. E’ evidente che per il lavoro psicoanalitico siamo nel bel mezzo di un
cambiamento che riguarda tutte le correnti teoriche che sono nate durante la sua
storia e che hanno sviluppato le loro prospettive basandosi prevalentemente
sull’analisi delle connessioni simboliche inconsce.
Alcuni psicologi sperimentali, fra cui Paul Ekman, che studiavano sulla strada di
Darwin quali emozioni sono innate, si erano già accorti del fenomeno
dell’incongruenza nelle emozioni ed hanno cercato di studiarne il fenomeno.
Ekman e la bugia.
Ha costruito un sistema molto noto di codifica delle emozioni che si trasformano in
espressioni facciali, il FACS (Facial Action Coding System). Da questo sistema
risultano 6 espressioni fondamentali: rabbia, disgusto/disprezzo, sorpresa, paura,
felicità, tristezza. Sono fondamentali perché le ha trovate indipendenti da razza,
sesso, condizione sociale, educazione ricevuta.
Alcuni clinici hanno mostrato un interesse per sapere come rivelare dalle emozioni
eventuali bugie dei pazienti. Tra i filmati analizzati dei suoi colloqui con pazienti
ricoverati, scoprì che una donna, che aveva tentato il suicidio tre volte, sembrava
notevolmente migliorata con la psicoterapia ed i farmaci al punto che, in un colloquio
che era stato filmato per fare la ricerca, chiese al suo medico di poter uscire per il fine
settimana. Ma il giorno prima dell’uscita, la donna confessò al medico che aveva
mentito e che il suo proposito era invece di suicidarsi appena a casa.
Quel filmato fu passato e ripassato, ma solo con il rallentatore fu possibile osservare
un’espressione rapidissima di disperazione subito coperta da un sorriso. Il tempo
misurato in filmati per quelle espressioni era da 1 quinto ad 1 venticinquesimo di
secondo. L’incoerenza fra le espressioni facciali era già documentata da Ekman prima
ancora della scoperta della memoria procedurale. Era spiegata come una bugia, ma
noi la riteniamo invece una bugia su cui ha interferito l’interferenza non controllabile
dovuta al carattere non conscio della memoria implicita, un indizio sulle emozioni in
gioco di indubbio aiuto per l’indagine clinica.
3 – Un terzo punto sta nel potenziale innovativo dell’implicito nella relazione
intersoggettiva
.
Di intersoggettività in psicologia si è incominciato a parlare con la ricerca infantile nel
1979 da Colwyn Trevarthen (Trevarthen, C., 1979) e nel 1985 da Daniel Stern (Stern,
D. N., 1985). Anche in psicoanalisi negli stessi anni si iniziò a parlare di
intersoggettività da parte di Atwood, G. E., & Stolorow, R. D. nel 1979 e nel 1984
(Atwood, G. E. & Stolorow, R. D., 1984; Stolorow, R. D. & Atwood, G. E., 1979.) La
scoperta della memoria procedurale è del 1980, ma l’estensione di essa nella memoria
implicita e la sua applicazione in psicoanalisi viene dopo il 1998, come già abbiamo
detto. Queste precisazioni storiche per dire che l’elaborazione della memoria implicita
da parte degli autori intersoggettivisti è un work in progress che ha il compito di
aggiungere una dimensione non conscia alle dimensioni inconscia, conscia e simbolica
già note.
In psicoanalisi l’intersoggettività è un approccio che risente dell’enfasi più moderna
sulla soggettività rispetto ai fondamenti storici della teoria interpersonale. Non si
tratta di un approccio con un corpo teorico definito, ma con puntualizzazioni diverse a
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