grandi sacrifici economici. Dopo qualche giorno, egli annuncia categoricamente di non
voler più continuare. Interrogato al riguardo da un padre sbalordito, il ragazzo replica:
“A scuola mi insegnano cose che non conosco”.
Quello su cui voglio focalizzarmi oggi è lo sforzo dell’analista nel mantenere la
dialettica tra la certezza e il dubbio.
Mi riferisco ad un tipo di certezza che rifiuta ogni dubbio. Tale certezza implica avere
una posizione che opacizza ogni altra prospettiva, che esclude ogni possibilità, che
detta attitudine e azioni, che difende contro stati affettivi dolorosi e che tende ad
operare quando siamo più profondamente colpiti, più ansiosi, più sconvolti e più
profondamente incerti.
Una certezza che si oppone al dubbio, invece che essere contestualizzata.
Per dubbio intendo la disgregazione delle categorie sociali, lo stato che altera il nostro
senso del familiare, che permette e crea una perturbazione necessaria nei nostri
sistemi semiotici. Vivere in questa posizione di dubbio ci consente di tenere presenti
molteplici possibilità in contemporanea e di lottare senza sapere. Ci permette di
interrogarci sulle nostre credenze e sul nostro bisogno di credere in ciò che crediamo,
per noi e di noi, mentre ci consideriamo in relazione con un altro, il cui profondo
essere, così pensiamo, si oppone a noi in modi tremendamente dolorosi ed
inimmaginabile.
Tutto questo è difficile da fare. Dolorosamente difficile.
Tuttavia questa sfida è anche la nostra opportunità di conoscere qualcosa che non
sapevamo prima.
Il “contrappunto” musicale fornisce una buona analogia con questo luogo di
incertezza. Contiene infatti “un’esplosione simultanea di idee… in cui si riconosce
implicitamente l’essenziale uguaglianza di queste idee… non necessariamente dal
punto di vista morale, quanto uguali nella presenza, nel riconoscimento e nella
risposta, permettendo la loro co-esistenza e, infine, la loro risoluzione.” (Edward Said
citato da Rick Salutin).
Come esempio, mi rivolgo ora alla storia di Nell.
Questo è un caso clinico che ho presentato precedentemente con uno scopo diverso in
mente. Storie annidate in altre storie.
Riflettendo sul quotidiano di oggi, ho rivisto questo caso con una comprensione e una
prospettiva più profonda. Emersa da una conoscenza dei miei sforzi nel mantenere la
dialettica tra certezza e dubbio, per proteggermi da immagini e sentimenti che erano
stati fuori dalla mia consapevolezza così a lungo da non riuscire a capire allora quanto
scorressero nel mio profondo essere, impattando il mio essere stesso in modi molto
critici.
Questa è davvero la storia di una mente che evolve dal sociale e il sociale infuso nella
mente e di come la co-costruzione di una nuova esperienza, sia per me sia per Nell,
abbia rivelato come le opinioni sabbiose mutino e come le barriere protettive dei nostri
rispettivi pregiudizi convinzioni , siano stati al servizio della lotta contro le nostre
dolorose valutazioni.
Questa è anche una storia sulla potenza della comunicazione nel regno dell’implicito,
dove inconsciamente comunichiamo attraverso diversi aspetti di noi, dell’altro e,
analogamente, per l’altro.
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