pensando alla catastrofe alla quale dovevamo andare incontro. Ma in realtà
continuammo a rimanere lì in piedi senza muoverci.”
H.: “Questo sogno è davvero tanto bizzarro? Mi sembra che lei stesse lavorando così
tanto per comprendere gli aspetti duplici delle parole e del comportamento di mamma
e che recentemente abbia cominciato a sentirsi meno responsabile per il suo
benessere, perfino per la sua vita nel senso che è realmente impossibile salvarla da se
stessa. Questo sogno, in mezzo a molte altre cose, parla a quella parte di lei che
riconosce che la sua vita deve andare avanti e che fare ciò significa che non può
semplicemente continuare a fare la stessa danza. È doloroso, difficile da fare ma
penso che il sogno suggerisca che una parte di lei sente che è possibile.”
N.: “Mia sorella ha sempre avuto un atteggiamento indifferente nei confronti di mia
madre. Per questo toccava sempre a me. Ma non voglio più sentirmi in quel modo.
Penso che il sogno mi permetta di conoscere qualcosa di importante a proposito. Mi
sento più forte. Voglio scegliere di più. Così tanto della mia vita è stato un ‘TU DEVI’.
Anche le mie attività politiche, specialmente quelle veramente pericolose, spesso
erano una questione di ‘TU DEVI’.
Ho provato della liberazione in questo, non mi sentivo più così codarda per aver
lasciato il Sud Africa. Le nostre scelte sono multi-determinate dalle esperienze dalla
trama intricata e complessa della nostra vita che includono la trasmissione trans
generazionale del trauma e altre complessità venute prima di noi. Io sono stata meno
diretta dal principio ‘TU DEVI’.
Allo stesso tempo, non potevo non farmi domande su quell’aspetto del sogno che vede
le due sorelle (noi) immobili alla fine. Era questo il significante di un processo di lutto
(lutto per una madre e per una madre terra) reso possibile ora per entrambe. Lutto
che sovverte la forma tesa della melanconia, che erode la certezza, che mina
convinzioni auto-protettive precedentemente avute, che consente l’apertura di spazio
e permette la possibilità di muoversi in avanti in modo migliore, dove dialettiche
dell’esperienza possono essere tollerate e mantenute in modo più prolungato.”
Nell si preparava ad abbandonare una morsa che per qualche aspetto era servita bene
a lei e ad altri, ma che per altri aspetti le aveva impedito di essere più viva e più
significativamente in contatto.
Mentre andavamo avanti con il nostro lavoro, Nell si mostrava molto vivace. I suoi
occhi scintillanti e il suo bel sorriso ora erano regolarmente accompagnati da risate e
lacrime e da una evidente gamma sostenuta di emozioni. Stava perfino entrando più
in contatto con la sua rabbia nel senso di essere maggiormente capace di affermarsi e
di ottenere ciò che realmente voleva.
La problematica di una certezza cieca era di per sé diventata una metafora utile per
noi. Un qualsiasi senso di convinzione espressa da Nell portava con sé un’aria di
parodia e simultanea auto-riflessione per lei.
“DEVO FARE QUESTO” annunciava con un sorriso … una comunicazione che portava
con sé la nostra comprensione reciproca di qualcosa di pericoloso in azione, qualche
stato emotivo complicato, tumulto interiore, un qualche desiderio di non vedere o non
sentire qualcosa che era lì per essere visto o sentito.
In modo analogo, mi richiamava quando sentiva che mi stavo avviando sulla strada
dell’apparente convinzione.