Si procede partendo dai piedi per salire verso le gambe, il bacino e i glutei, l’addome,
le braccia, il dorso, le spalle, il collo per giungere infine al volto
Tra differenti approcci corporei tra cui potrei scegliere, decido per il metodo di
Jacobson, perché mi sembra quello più indicato al bisogno del mio paziente, che più
volte mi ha esplicitato il suo desiderio di rilassarsi per attenuare l’esasperante
tensione in cui vive, e che si accentua durante il week-end quando la mente non
impegnata nel lavoro, produce con maggior tenacia un vortice di pensieri negativi
ipocondriaci attivati dalla sintomatologia e dalle angosce di morte, che lo sollecitano
ad aumentare il controllo con la conseguente esasperazione della tensione muscolare.
Prima di iniziare la sequenza della tecnica, invito Mario a soffermarsi sulle sensazioni
di contatto dei piedi con il pavimento, e del corpo con la poltrona dove è seduto.
Procedo poi con l’alternanza contrazione/decontrazione dei distretti muscolari per
giungere infine all’ascolto del respiro, dell’aria che entra ed esce dal corpo. Il mio
obiettivo è quello di promuovere a livello corporeo, l’integrazione tra la dimensione
soggettiva incarnata nella contrazione/decontrazione muscolare e, quella relazionale
intersoggettiva rappresentata dalla funzione del respiro.
Durante tutta la seduta, mentre accompagno Mario nella sequenza dell’esercizio
anch’io prendo contatto con le mie sensazioni di rilassamento, focalizzando
l’attenzione sul respiro come elemento per la co-costruzione di uno scambio
intersoggettivo sostitutivo della parola. L’applicazione della tecnica richiede quasi tutto
il tempo della seduta lasciando pochi minuti per raccogliere le sue sensazioni corporee
e da parte mia per ritornare sulla motivazione che mi ha indotta a proporgli questa
esperienza. La seduta si conclude senza avere il tempo per commentarla.
A distanza di qualche settimana lo invito a tornare su quella seduta per esplorarne il
vissuto e confrontarci sulle reciproche sensazioni.
Gli parlo delle mie sensazioni molto chiare rispetto alla necessità di mettere uno stop
all’ipercontrollo mentale da lui costantemente esercitato, in quanto non più utile. Se
nel passato ha rappresentato lo scoglio di salvataggio, ora si sta dimostrando deleterio
e distruttivo.
Ricollegandosi alla seduta di rilassamento riferisce di non aver mai provato in vita sua
sensazioni come quelle. Quando gli ho chiesto di ascoltare il contatto dei piedi con il
pavimento, per la prima volta ha sentito il “contatto”, e attraverso questo contatto la
sensazione che si stava scaricando tutta la negatività, un po’ come succede con la
messa a terra dei fili elettrici. Subito dopo ha avvertito l’energia che iniziava a
circolare in tutto il corpo.
Nei giorni successivi ha notato il cambiamento dell’approccio mentale che lo aveva
accompagnato per tanti anni. Ora sente di ostentare più positività, la sensazione è
quella di quiete dopo la tempesta in cui il cielo si apre e si iniziano a vedere i colori.
Sottolinea l’incisività che ha avuto su di lui il mio atteggiamento perché ha coniugato
contemporaneamente fermezza e dolcezza nel momento in cui gli dico “ ora basta,
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