questa modalità non ha più motivo di essere alimentata, serve solo a farla soffrire e
prosciugarla di energie che lei potrebbe investire in modo più costruttivo”.
La rassicurazione nel sentire che non era solo, ma eravamo in due ad affrontare
questa negatività così pervasiva, negatività che in quel momento anch’io avevo
percepito nella sua dimensione sensoriale, ha permesso la riparazione della frattura
empatica e della mancata sintonizzazione venutasi a creare nell’infanzia, che scandiva
la reiterazione del trauma.
ALCUNE RIFLESSIONI CONCLUSIVE
La vergogna, un’emozione complessa e spesso accompagnata da sentimenti dolorosi,
è stata il tema centrale nella terapia con Mario. La mia incapacità nel ruolo di
terapeuta di analizzarla nel qui ed ora all’interno della nostra relazione analitica
intersoggettiva non ha fatto altro che riproporre la dinamica del trauma originale che
Mario ben rappresentava attraverso la sua sintomatologia.
La descrizione di Bromberg (2009) rappresenta bene la dinamica relazionale che si è
venuta a creare tra terapeuta e paziente. Egli sostiene che il terapeuta diventa ben
presto parte integrante della dinamica della vergogna del paziente e in questo modo si
prepara il terreno per l’enactment:
“ L’angoscia del paziente sembra riempire l’intera stanza e noi ci sentiamo sempre più
incapaci di trovare un modo per attenuarla o, almeno per aiutare a gestirla (…) sono
le parti del paziente che gridano in silenzio per essere riconosciute
.
i
La possibilità di contattare questa emozione nella sua dimensione sensoriale, grazie
alla maggior elasticità che mi ha permesso di ascoltare a livello percettivo il vero
bisogno di Mario e, grazie alla fiducia che Mario ha avuto in sé stesso e in me per
poter condividere questa dimensione corporea all’interno della nostra relazione inter-
soggettiva, ha consentito di dissolvere il senso di vergogna in lui da tempo incarnato.
Oggi le neuroscienze riducono la distanza tra psicologia e biologia rinforzando l'idea di
una mente incarnata, una mente con le sue memorie specifiche e un proprio modo di
conoscere, che influenza il comportamento e comunica con un linguaggio altrettanto
ricco di quello verbale. Un corpo che può comunicare direttamente con un altro corpo
al di fuori del dialogo riflessivo, in grado di agire sia sullo stato cognitivo che affettivo,
e con le proprie informazioni riempire lo spazio inter-soggettivo (Piperno, Zani, 2012).
Concludo con le parole di Licata “è impossibile considerare la mente senza tener conto
del suo “essere con il corpo”, in un inscindibile tessuto percettivo-sensoriale-
emozionale” ( Licata 2008
)
ii
i
Bromberg, Philip M,. (2009) Destare il Sognatore. Percorsi clinici Raffaello Cortina Editore p. XII
prefazione all’edizione italiana
ii
In Piperno, R., Zani R., op. cit. p. 38
1...,28,29,30,31,32,33,34,35,36,37 39,40,41,42,43,44,45,46,47,48,...173