Il ritorno di Nell dal Sud Africa inaugurò una nuova fase.
Mi sembrò immediatamente più presente. Cosa rara nella prima seduta dopo
un’interruzione, si tuffò dritta in un resoconto animato e vivace di un importante
passo avanti nella relazione con la madre. Descrisse sua madre che affondava nella
solita palude che serviva sempre come segnale per Nell di essere anche più sollecita,
senza considerare quanto dolore le procurassero e quanto la costringessero a
cancellare se stessa.
Questo era stato un argomento che aveva occupato un tempo considerevole nel
nostro lavoro insieme fino a toccare la nostra relazione quando sentiva che doveva
lavorare più sodo se mi percepiva troppo silenziosa o distratta.
Ora tornata in Sud Africa si era trovata a confronto con le manovre controllanti della
madre. Questa volta tuttavia mentre sua madre continuava in un crescendo di rabbia
e colpevolizzazione, Nell semplicemente disse “Devo andare a letto adesso”, con
calma aveva baciato la madre e aveva lasciato la stanza. Descrisse una sensazione di
euforia, di liberazione, di potenza; come se avesse scrollato via i ceppi che l’avevano
legata per così tanto tempo. I suoi sentimenti erano palpabili, quasi elettrici.
Questo sollievo ebbe vita breve. La seduta successiva Nell arrivò con un aspetto
ansioso e disturbato. Aveva appena appreso che sua madre si era messa a letto e
rifiutava il cibo e ogni contatto. Questo comportamento era del tutto familiare insieme
all’implicita e terrificante minaccia di suicidio che sempre comunicava. La famiglia si
rivolgeva ancora una volta a Nell perché “mettesse a posto le cose”. Questa volta si
sentiva anche di più come la causa del dolore della madre.
Mentre parlava cominciò piangere. Pianse a lungo e forte. L’intensità del suo pianto ci
colpì entrambe. Ma in qualche modo era sentito come un movimento in avanti.
Con calma cominciai a parlare del suo dolore, del pattern di sua madre come qualcosa
che ci si può aspettare faccia seguito a qualsiasi passo auto-assertivo o di
differenziazione che Nell tentasse. Non sorprendeva il fatto che l’euforia di Nell nel
rompere liberandosi da una vecchia morsa familiare era segno che la madre si
sarebbe ritirata in questo comportamento di nuovo. Sarebbe riuscita a mantenere la
sua posizione? Poteva sostenere sua madre senza capitolare? Poteva continuare un
percorso che prometteva tanto di più senza sentire che solo lei potesse salvare la
madre da se stessa? Queste erano alcune delle domande poste da me e prese in
considerazione da Nell man mano che stavamo insieme nel suo malessere nel corso di
alcune sedute successive.
Passò una settimana, Nell non fece nessun passo per “soccorrere“ o per smontare
quello che aveva fatto. Sua madre ‘si riprese’ ancora una volta.
Nell portò un altro sogno.
N.: “Ho fatto un sogno bizzarro su mia madre. Mia sorella ed io stavamo in piedi da
qualche parte. Guardavamo in alto e c’era mia madre seduta su un cavallo delle
giostre in cielo. Una scena molto eterea. Sembrava molto felice, correndo nelle nuvole
con i capelli che ondeggiavano meravigliosamente dietro di lei. Quando ci vide che la
guardavamo disse “Sono così stanca” e io pensai ‘COSA?!!!’” Poi d’un tratto stava
venendo giù in un pallone aerostatico, di testa e a tutta velocità. Mia sorella ed io
urlammo solo. Venne giù con un tonfo. Noi semplicemente rimanemmo in piedi lì. Mia
sorella disse ‘deve essere caduta giù’. Semplicemente continuammo a rimanere lì;