H.: “Effettivamente. Sembra che egli fosse una forza con la quale c’era bisogno di fare
i conti.” Mi avventurai con un sorriso in qualche modo complice “Forse lei ha sentito
una certa soddisfazione più tardi quando lui ha dovuto affrontare l’imbarazzo dovuto
alle sue attività politiche”.
Nell rise a lungo e con forza. Ridemmo insieme. Il tipo di risata colma
di significato.
Una risata che conteneva una tacita comprensione della complessità della
motivazione, insieme al piacere condiviso di disturbare il nemico. Risata, che era
anche in netto
contrasto con gli orrori e il dolore che tormentavano molto, ciò di cui
stavamo parlando.
N.: “Non ci ho mai pensato consciamente prima, ma ora che ci penso credo di essermi
sentita contenta che lui fosse a disagio specialmente dal momento che aveva passato
tanto tempo a mettere a disagio mio padre.”
H.: “E anche lei.”
N.: “E anche me.”
H.: “Questo ci fa riflettere sui livelli di significato multipli dell’impegno politico e
personale.”
Lei afferrò cosa stavo dicendo. Ridemmo ancora insieme. La sensazione di un contatto
più profondo crebbe e ci permise di aprire un nuovo spazio in cui poter esplorare e
fare esperienza insieme. Co-cospiratrici, in cui lei potè finalmente sentirsi sostenuta e
io sentirmi metaforicamente inclusa come membro del suo gruppo di attivisti opposti
all’atroce regime.
Qualche tempo dopo andai a fare dei seminari in Israele.
Nell aprì la nostra prima seduta dopo questo evento con queste parole: “Com’era
stare in mezzo a una popolazione così traumatizzata?”
Fui molto colpita da questo non solo perché era la prima volta che mi faceva una
domanda personale, ma per la domanda stessa. Trauma era una parola che lei evitava
con cura.
Mi sentii anche in qualche modo sfidata, sulle difensive rispetto ad Israele. I problemi
attuali, come pure una lunga storia di anti-semitismo fra gli afrikaners, mi avevano
messo sul chi va là.
Risposi un po’ seccamente: “Non diversamente dallo stare in mezzo alla popolazione
traumatizzata in Sud Africa”.
Nell apparve colpita. Cominciò a piangere. Un’altra cosa che faceva per la prima volta.
Rimanemmo sedute in silenzio insieme finché le sue lacrime non si calmarono.
Rendendomi conto che mi ci sarebbe voluto del tempo per elaborare e capire meglio la
mia parte in questo enactment –i miei sentimenti chiaramente complessi, legati a
entrambi i paesi e le mie affiliazioni contraddittorie - dissi semplicemente: “Mi dispiace
se l’ho ferita con la durezza del mio tono di voce”.
N.: “La sua risposta sembrava come uno scossone; che ha portato fuori molte
immagini di molte facce traumatizzate, immagini alle quali non mi sono mai concessa
di pensare. Immagini importanti. Immagini di sofferenza… immagini che di solito mi
mantenevano concentrata su quello che dovevo continuare a fare.”
H.: “Mi domando se qualcuna di quelle immagini includa lei e la sua sofferenza?”
Nell distolse lo sguardo. Forse ho spinto troppo forte. Forse no. Dopo pochi momenti
Nell disse: “C’è molto da riflettere per me nella prossima settimana”.
Stava partendo per un viaggio in Sud Africa il giorno dopo.
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