le ha attivate. Lakoff G. & Johnson M. (1980) "Metafora e vita quotidiana" (tr. it. 1998
Bompiani) fanno gli esempi che seguono.
L’ignoto è su, il noto è giù: si dice “ciò è nell’aria, le mie opinioni si sono
sedimentate”.
Su è meglio, è più, giù è peggio e meno
l’acqua che sale nel bicchiere implica
maggiore quantità cioè su è uguale a più, giù a meno, “l’inflazione sta abbassando il
nostro tenore di vita”.
Felice è sopra, infelice è sotto. Si dice ”mi sento su, mi sento giù; sono scoraggiato,
mi deprimo, questa cosa mi inoltra giù.”
Sostenere è far stare in piedi.
Capire è afferrare, basta ricordarsi quanto un neonato tiene in mano e sbauscia una
cosa e quanto altrettanto fa una scimmia con un oggetto che non conosce.
Gli scopi diventano destinazioni raggiunte “siamo arrivati ad aprire la nostra scuola”.
Ci assimiliamo a macchine, “la mia testa oggi non funziona, lui è esaurito”.
Le relazioni sono come viaggi “siamo arrivati a questo punto, siamo ad un bivio”.
Ti ho dato quell’idea (come se fosse un oggetto).
Tali metafore mostrano le radici nel corpo che sperimenta con l’osservazione e la
sensorialità e le trasferisce nella lingua, cioè nella mente. Esse sono onnipresenti, non
sembrano arbitrarie, ma determinate dalla nostra morfologia, dai modelli motori e dal
mondo esterno.
Sheets-Johnstone (1999) continua il percorso di Lakoff sostenendo la supremazia del
moto, dei “Kinesthetic Concepts”, come li chiama, poichè noi iniziamo a scoprire il
mondo attraverso il movimento. Documenta l’affermazione di Husserl che “il
movimento è la madre di ogni conoscenza”. Non si può allora pensare, immaginare
senza una partecipazione del corpo e l’agire senza una intenzione mentale.
Anche David Mc Neill si richiama alla primary metaphor di Lakoff e la estende ai gesti
che accompagnano ogni forma di comunicazione. Già nel 1992 aveva pubblicato
“Hand and mind: What gestures reveal about thought” e 2005 “Gesture and Thought”
in cui sostiene che gesto e linguaggio lavorano insieme dialetticamente. Sostiene
l’unificazione di gesto e linguaggio, i gesti forniscono le immagini e la dialettica di per
se rifornisce linguaggio e pensiero. Il gesto è una componente integrante del
linguaggio e non un semplice decoro e si ricorre ad esso in modo simile nelle diverse
culture (di cui ha osservato una ventina di speakers). I gesti si sincronizzano col
parlato in punti in cui incorporano significati sottintesi condivisi.
L’implicito espresso dal contesto: la corrispondenza dei comportamenti
Una forma di implicito si origina dai comportamenti derivati dalla nostra inclinazione
ad imitare, presente fin dalla nascita, come sappiamo da Meltzoff (Meltzoff, A. N. &
Moore, K. M., 1977). E’ un meccanismo potente e la sua potenza sta nella sua
capacità di plasmare i comportamenti. Questa caratteristica non è solo umana, ma è
presente anche nelle scimmie antropomorfe come hanno ormai mostrato vari
primatologi (Whiten, A., Goodall, J., McGrew, W., Nishida, T., Reynolds, V., Sugiyama,
i
Giuliana Barbieri (comunicazione personale) mi suggerisce che la prima esperienza è sensomotoria e
affettiva, è fatta dall’essere preso su dal lettino (è meglio, mi fa star meglio), mentre essere rimesso giù
nel lettino, è peggio, mi piace di meno.