Le caratteristiche dell’espressione implicita sono spesso sfuggenti, ma, quando le
riusciamo a cogliere, si espongono a interrogativi e a conseguenti indagini esplorative.
Curiosamente ho notato che i pazienti riconoscono questi aspetti nuovi che emergono
da un mondo del tutto inconsapevole, diremmo dal profondo, con più facilità di quanto
ci aspetteremmo. Probabilmente ciò può dipendere dal fatto che si tratta di un
profondo che parte da un loro comportamento non conscio, ma presente e da noi
osservato, su cui sviluppiamo l’indagine insieme. Non si tratta di osservazioni dedotte
dal terapeuta, per esempio, dall’infanzia, come se il profondo fosse costruito solo in
una infanzia conosciuta dagli specialisti, ma sono il profondo praticato da
comportamenti depositati senza consapevolezza in ogni possibile momento della vita
ora messi in atto dalla memoria implicita. Queste considerazioni vanno in tensione con
l’altra concezione del “profondo”, molto diversa, dell’inconscio dinamico, a cui siamo
soliti riferirci.
Passo a descrivere tre punti circa l’implicito, il primo riguarda l’implicito costituito dalle
manifestazioni comunicative coerenti. Mi servirò di esempi presi sulla comunicazione
delle mani, sui contributi della linguistica e dell’etologia. Poi illustrerò un secondo
punto sulle manifestazioni che evidenziano una incoerenza fra parola e corpo ed infine
l’ultimo punto sulle implicazioni relative all’intersoggettività.
1 - La coerenza fra i canali che veicolano un messaggio.
Il punto più noto riguarda i canali comunicativi che completano il messaggio verbale.
Tutti conosciamo la differenza fra il dire ad un ragazzo sorridendo “non fare lo sciocco”
ed il dire, in un altro contesto, con un tono serio e sbrigativo “non fare lo sciocco”.
Nonostante le parole siano le stesse, implicitamente, con un insieme di espressioni
che accompagnano le parole abbiamo comunicato due cose diverse. Tutti sappiamo
che la modalità espressiva completa il significato della comunicazione oltre l’aspetto
puramente verbale e che questo è il nostro abituale sistema di comunicazione. E’ un
sistema che decodifichiamo con semplicità, quando il suo insieme di parole e di gesti è
correlato in modo coerente.
Non abbiamo bisogno di tante interpretazioni complementari quando il significato della
nostra intenzione è manifesto e manifestato proprio dalla coerenza tra quello che è
stato detto e quello che percepiamo nel modo gestual-corporeo di esprimerlo. Ad
esempio una comunicazione positiva è inequivocabile quando è accompagnata da un
viso sorridente, da un suono tranquillo della voce, da una postura rilassata, dal
trovarsi ad una distanza fisica dall’altro né distante né troppo vicina, dal captare o
esprimere nello sguardo qualcosa di bonario, dall’osservazione dei movimenti delle
mani e degli arti che tracciano nell’aria figure senza scatti nervosi e che usano una
mimica armonica. Dalla motricità intera del corpo captiamo in sintesi uno stato di
calma dell’interlocutore.
Un diverso panorama corporeo accompagnerà, invece, una nostra comunicazione
negativa. Ad esempio col naso possiamo simulare un odore sgradevole mentre
diciamo che quel tipo non ci piace; con gli occhi distolti potremmo esprimere il nostro
dissenso, mentre con gli occhi fissi potremmo esprimere la nostra assertività nel
momento in cui rimproveriamo un bambino o con gli occhi al cielo potremmo
esprimere l’impazienza per le ovvietà che sto proponendo.