del concetto di transfert e controtransfert, hanno cambiato radicalmente il modo di
concepire la presenza dell’analista all’interno della relazione terapeutica. Di
conseguenza, anche il significato di concetti come “enactment” e “self-disclosure”, ha
subito una profonda trasformazione. Un caso clinico tratto dalla propria esperienza
permette all’autrice di riflettere su tali concetti e come essi vengono interpretati da
autori di orientamento relazionale come Renik, Hoffman, Bromberg, Mitchell.
INTRODUZIONE
Psicoanalisi senza interpretazione:
efficacia comunicativa, interpretativa e terapeutica delle forme implicite
Carlo Rodini
Questo scritto è un tentativo limitato, rispetto all’ampiezza del tema, di esplorazione
di quelle scoperte che sono partite dalla memoria procedurale del 1980 e si sono
sviluppate con la comprensione della sua estensione nella memoria implicita. Il
termine implicito era già stato usato da Daniel Schacter fin dal 1985 (Graf, P. &
Schacter, D. L., 1985), ma il significato attuale è stato rinnovato e cambiato dal
Boston Change Process Study Group in una serie di articoli recenti, da cui sono stato
influenzato, che sono susseguiti al famoso articolo del 1998 pubblicato
sull’International Journal of Psycho-Analysis (Stern, D. N., Sander, L. W., Nahum, J.
P., Harrison, A. M., Lyons-Ruth, K., Morgan, A. C., Bruschweiler-Stern, N., & Tronick,
E. Z., 1998). In quell’articolo fu avanzata l’idea della non esclusività
dell’interpretazione ai fini del cambiamento terapeutico. Gli altri articoli più recenti ora
sono raccolti in un volume (Boston Change Process Study Group, 2010).
Il cambiamento di significato del termine implicito si fonda sulla notazione che la
memoria implicita non riguarda solo apprendimenti di abilità (andare in bicicletta)
come fu intuito da subito, ma si estende all’apprendimento della relazione
interpersonale. Tale apprendimento è stato chiamato dal Gruppo “conoscenza
relazionale implicita” e l’importanza di questa estensione risiede nella sua capacità,
usando la famosa espressione di Stern da cui si è partiti, di illustrare “lo stare con”. Il
Gruppo si è reso conto che la relazione implicita non è solo uno schema relazionale,
ma includeva le conoscenze accessorie di come stare in modo non conscio con gli altri,
cioè includeva gli stati affettivi espressi in maniera multimodale con e senza
linguaggio fin dalla nascita. Siamo tutti in grado di notare, infatti, che il neonato lancia
sorrisi pieni di significato e riceve risposte altrettanto significative da parte di genitori
felici su cui, visto che sappiamo che è capace di ricordare, può impiantarsi uno
schema di comportamento e di emozioni, cioè di benessere implicito in quello
scambio. Tuttavia è stato invece per decenni tramandato soprattutto dagli studiosi e
dai clinici – ecco affacciarsi un esempio della potenza della trasmissione culturale
“implicita”, che quel sorriso non era intenzionale perché il simbolismo non era ancora