comportamento di gruppo, sociale, ma con esso c’è un modo di condividerlo più
soggettivo dato da come ci si aiuta, da come si sta in compagnia, dalla generosità di
chi offre, dallo stile della tavola apparecchiata, dal vissuto del proprio rango sociale,
dalle scelte degli invitati ecc.
Un contesto che si potrebbe attribuire alla reazione provocata da un comportamento
implicito è il fastidio che provoca la violazione delle regole sociali e non è detto che si
sappia cosa si sta violando. Per esempio, potrebbe rientrare in questo il fastidio che si
prova quando si viola la puntualità? Ipotizzo che non è solo forma, ma in quello che
chiamiamo educazione c’è qualcosa nella necessità ancestrale di coordinamento dei
corpi e di assunzione della corrispondenza del gruppo.
Un altro contesto che attribuisco alla reazione provocata da un comportamento
implicito è l’induzione di un piacere, per esempio solleticarsi da soli è inutile, dimostra
che è sociale e che richiede un implicito contesto di divertimento. Un altro esempio
viene da cosa ci fa piacere dell’ambiente, da esso possiamo ricavare una visione che ci
rasserena, come l’occasione di godere di un tramonto in montagna, un ambiente di
case costruite in modo da fornire un senso di unione sociale. Il nostro studio che
immagini stimola, è freddo, casalingo, come dovrebbe essere per essere coerente col
nostro credo professionale e corrispondente, cioè riconoscibile, con la nostra
comunità? Serve a questo mostrare foto degli studi di illustri colleghi?
2 - Un secondo punto di vista sta nella incoerenza tra i canali che veicolano
un messaggio
.
Il messaggio diventa immediatamente più difficile da decodificare quando al suo
interno convivono delle incoerenze tra verbale e corporeo che richiedono una certa
attenzione per essere notate. Ad esempio cosa vuol significare un bambino che, dopo
una fase di separazione dalla madre, al ricongiungimento sembra indifferente, ma
evita il contatto visivo con essa, come è nella strange situation? Un uomo si sta
lamentando della moglie che si occupa di troppe cose dentro la casa del figlio, e
volendomi segnalare che ne apprezzava tanto impegno, mi disse “ma è una brava
donna” e poi si mise a ridere: quel riso cosa c’entrava? Forse, mi stava comunicando
che tanto impegno in realtà gli sembrava anche rasentare l’invadenza? Le incoerenze
possono esprimersi in compromessi corporei, sfuggiti al controllo di sé al fine di
dissimulare una comunicazione che intende volontariamente ingannare, ma non ci
riesce pienamente. Oppure sono incoerenze non volute, come il precedente riso, e
senza la finalità di ingannare, ma che comunque esprimono qualcosa, con una
modalità qualsiasi, sono azioni al di là dell’intenzione consapevole perché giocano con
emozioni appartenenti al sistema del non conscio, ma accompagnano le parole di cui
siamo invece consapevoli.
Potersi rendere conto di questa situazione e poterla prendere in considerazione in
terapia come conviene alla sua importanza e novità, pur nella complicazione che
comporta, diventa un punto di svolta che arricchisce e rinnova la possibilità della
nostra comprensione di ciò che ci viene comunicato. Ci può complicare il lavoro in
quanto richiede una parte attiva da parte nostra ed uno stile abbastanza diverso
dall’aspettare le libere associazioni. Essa rappresenta una innovazione o forse una
svolta che implica aprirsi all’opportunità di una indagine che integra e completa la
comunicazione del livello verbale oltre il suo significato nascosto nel sistema
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