all’analista la possibilità di evidenziare, oltre all’interpretazione, una modalità di
condivisione che contribuisce in modo peculiare e creativo all’evolversi della relazione
terapeutica.
D’altro canto il valore dell’ascolto, nella relazione terapeutica, rimane fondamentale,
come ci conferma anche
Silvia Preti
, col suo lavoro”
Uno sguardo verso la
speranza”,
nel contesto di una storia clinica particolarmente drammatica. La
relazione, qui, è fondata soprattutto su un forte scambio percettivo che sostiene ed
accompagna il vissuto di entrambi i partecipanti, ed in cui solo gradualmente si apre lo
spazio per l’interpretazione. La co-costruzione della relazione passa attraverso una
nuova, forte, relazione di attaccamento che la paziente ri-costruisce con la sua
terapeuta.
Sempre sul valore di “essere con l’altro”, nella relazione terapeutica, si apre la
riflessione di
Valeria Pulcini
e
Paolo Stramba Badiale
:
“Essere con l’altro:
fattori non interpretativi nella costruzione del Sé”.
In particolare vengono messe
in luce l’importanza della conoscenza procedurale ed implicita nella co-creazione di
significato, ed il ruolo cruciale e trasformativo dell’enactment, all’interno della
narrazione di un vivace e coinvolgente scambio clinico.
Alessandro Riva
in
“From Agency to Freedom: La dialettica tra
riconoscimento individuale e condivisione intersoggettiva nella clinica
psicoanalitica contemporanea”
evidenzia quanto il senso di Sé si formi e trasformi
in una costante tensione dialettica tra gli aspetti individuali e quelli intersoggettivi
nell’esperienza di stare in relazione con gli altri e con se stessi nei diversi contesti
relazionali. Nel contesto della relazione analitica l’attenzione a una “direzione” o
“motivazione” evolutiva, oltre a sostenere la speranza, apre alla costruzione di una
“cultura” del contesto stesso che legittima l’espressione e la realizzazione delle proprie
aspirazioni facilitando la trasformazione del senso di sé in termini più positivi. In una
visione relazionale, sistemica e bidirezionale del processo terapeutico, dove paziente e
analista si influenzano reciprocamente, l’attenzione alla dimensione evolutiva si
integra con l’inprevedibilità e l’approssimatezza insita nelle interazioni stesse, con la
discontinuità e la non linearità dei processi di trasformazione.
Maria Tammone
, con il lavoro: ”
Le occasioni mancate e la ricostruzione della
trama: un nuovo paziente per un nuovo analista”,
attraverso la narrazione di
una storia clinica, porta una riflessione su temi come il Sé molteplice e la
dissociazione, la segregazione traumatica di contenuti del mondo interno del paziente.
Una co-costruzione, con il lento disvelamento del mondo del paziente, che va di pari
passo con il progressivo ingaggio del terapeuta all’interno della relazione. L’incontro
tra due soggettività, in cui si realizza la messa in atto di una molteplicità di strumenti
terapeutici, oltre all’interpretazione.
“Enactment e maggiore visibilità dell’analista nella pratica clinica”
è il
contributo
Clelia Villa
che, in ordine alfabetico, chiude il fascicolo.
Lo sgretolarsi del
paradigma pulsionale e l’acquisizione di un paradigma relazionale, con la ridefinizione