LE OCCASIONI MANCATE E LA RICOSTRUZIONE DELLA TRAMA: UN NUOVO
PAZIENTE PER UN NUOVO ANALISTA.
Maria Tammone
Parole chiave:
trauma, dissociazione, enactments, “now moments”, interpretazione, improvvisazione,
Sé molteplice.
Incontro Piero la prima volta una mattina invernale di 6 anni fa(adesso ha 32 anni).
Arriva nel mio studio con la sorella, apparentemente sua coetanea (più tardi saprò che
ha 5 anni meno di lui). Quando vado ad accoglierlo in sala d’attesa, ha un’aria del
tutto “straniata” come fosse lì per caso, o solo per accompagnare la sorella, la quale si
alza, mi viene incontro sorridendo, si presenta. P., già in piedi, vicino alla finestra, fa
un cenno di saluto, un sorriso leggero, e non dice niente. E’alto, capelli chiari, esile, di
più non posso intravedere perché indossa occhiali da sole scuri e un cappello di lana
ben calcato sulla testa. Entrambi vestono in modo sportivo, jeans, maglione, piumino.
Li invito nel mio studio, entrano insieme, ma B. dice subito: ”Vi lascio soli, tanto siamo
qua per lui.”P. replica: ”Che poi non so nemmeno se è il caso, se è proprio quello che
mi serve, insomma lo specialista giusto”. Non sento aggressività in questa riflessione
ad alta voce, ma imbarazzo e perplessità. Sorrido e dico: ” Beh, adesso ne parliamo
un po’…” Si siede, senza togliere giubbotto, cappello,occhiali. P. si presenterà ai nostri
incontri sempre indossando un copricapo: cuffia di lana in inverno, cappello di cotone
con visiera in estate. Piumino o giubbotto leggero. Occhiali da sole in tutte le stagioni,
rotondi, grandi, lenti verde scuro. Il progressivo”scoprirsi” di Piero, il suo graduale
esporsi, seguiranno un lento evolversi, parallelo al percorso terapeutico.
Alla fine di questo primo colloquio, con facilità chiede un altro appuntamento al quale
si presenta da solo, come farà sempre in seguito, e così prende avvio la nostra storia
condivisa.
Storia di Piero
Piero e Beatrice(sua sorella), crescono in un paesino del sud dell’Italia. La loro è una
famiglia in vista: il padre è titolare di una azienda locale piuttosto grande, con un
buon giro d’affari.
L’ infanzia fino ai 13 anni é felice. Benessere economico, buoni voti a scuola, giochi
all’aperto con i compagni, e poi, dice: ” Ero un bel ragazzino, avevo certi riccioli
biondi!”La mamma é infermiera nel locale ospedale. Tutto fila liscio. I problemi
nascono alla scelta della scuola superiore: P. vorrebbe iscriversi al liceo scientifico, il
padre gli consiglia invece un istituto tecnico commerciale, così poi potrà dare una
mano in azienda. Comincia a prendere forma il conflitto familiare, nodo del malessere
di P. Il padre viene descritto da P. come un uomo non autoritario in famiglia (“non
alzava mai la voce”), energico,” gran lavoratore” che ama suonare la fisarmonica con
gli amici nei fine settimana. Emergono due rappresentazioni della figura paterna
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