Considerazioni conclusive
Come tratteggiato da queste brevi esemplificazioni, a scanso di ogni possibile
equivoco voglio sottolineare che con la proposta di riconoscere, sostenere e
“promuovere” le spinte evolutive dei pazienti non intendo avvallare una posizione del
terapeuta che nella presunzione di sapere quello di cui i pazienti hanno “veramente”
bisogno si sostituisca ad essi nel determinarne comportamenti e scelte. Quanto
piuttosto favorire la creazione di un contesto relazionale - dove lo
stare insieme
comporta un influenzamento reciproco - che aiuti i pazienti a intraprendere quel
cambiamento che essi, perlopiù in modo implicito, sperano, e temono, di ottenere
all’inizio di un percorso terapeutico e nel corso di esso. Cambiamento che, senza
ridurne la complessità, può essere sinteticamente formulato dal concetto di
trasformazione del senso di sé in termini più positivi, laddove le esperienze relazionali
hanno portato e portano ad organizzare prevalentemente, con tutto il corollario di
strategie adattative e compensatorie, un senso di sé in termini negativi.
In questo lavoro ho evidenziato, facendo riferimento alle ricerche sull’infanzia,
quanto il senso di Sé si formi e trasformi in una costante tensione dialettica tra il polo
dell’ “essere distinti da” e quello dell’ “essere insieme a” - tra gli aspetti individuali e
quelli intersoggettivi - nell’esperienza di stare in relazione con gli altri e con se stessi
nei diversi contesti relazionali. In questa costante dialettica tra individualità e
intersoggettività, portare nel contesto della relazione terapeutica l’idea di una
“direzione” o una “motivazione” evolutiva - da riconoscere e promuovere - oltre a
sostenere la speranza, apre alla costruzione di una “cultura” del contesto stesso che
legittima l’espressione e la realizzazione delle proprie aspirazioni. Di fatto in questo
senso - come sottolineato altrove da Fossaghe (2012) - l’attenzione alla dimensione
evolutiva non è in conflitto ma può integrarsi con l’evidenza empirica che le
trasformazioni nelle relazioni avvengono in una modalità non lineare e discontinua
tramite l’approssimatezza e il disordine insito nelle interazioni stesse (BCSG, 2009;
Tronik, 2004).
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