FROM AGENCY TO FREEDOM
La dialettica tra riconoscimento individuale e condivisione intersoggettiva
nella clinica psicoanalitica contemporanea.
Alessandro Riva
parole chiave
: individualità e intersoggettività; leading edge; motivazione evolutiva; esperienza
di sé, contesto relazionale.
A metà degli anni settanta frequentavo la terza media nella scuola pubblica
dell’EUR a Roma. Ero in una classe piuttosto politicizzata - riflesso del momento
storico e di fratelli o sorelle maggiori che alcuni compagni avevano al liceo - ma più
che altro turbolenta, cosa che dopo vari episodi di difficoltà disciplinari ci diede l’onore
di ricevere una lezione da uno “psicologo”. Il quale disegnò alla lavagna vari cerchi,
tangenti l’un l’altro su di un lato, spiegando che la libertà di un individuo finisce
laddove comincia quella di un altro individuo. Io avevo appena letto qualche pagina di
Bakunin (Bakunin, 1972) che confutava in termini libertari tale affermazione e mi fu
facile contestare che non era vero: “la mia libertà non finisce, al contrario, si espande
nella libertà degli altri, come quella degli altri si espande nella mia… se l’altro è libero
io sono più libero, se l’altro non è libero io sono meno libero e viceversa…”.
Sicuramente non lo dissi così bene ma il concetto arrivò in modo chiaro, lasciando il
poveretto senza più argomentazioni che potessero tenere l’attenzione della classe e
contribuendo a costruire in me un tassello di quella visione del mondo che mi ha
portato a condividere i modelli della psicologia del sé e della psicoanalisi relazionale.
Riflettendo sulle tematiche dell’individuazione, dell’agency e della creatività
individuale - in un momento in cui il “leading edge” (l’aspetto più innovativo) della
ricerca psicoanalitica contemporanea sembra orientato all’intersoggettività, ai contesti,
ai sistemi complessi - le parole di Bakunin mi sono tornate in mente come utile
metafora per rappresentare in modo negoziabile il “paradosso esistenziale” (Sander,
1991) tra il sentirsi parte di contesti relazionali e sentire di poter pensare e agire
seguendo le proprie inclinazioni più autentiche.
Nel lavoro clinico con pazienti molto coartati in modalità ripetitive di organizzare
l’esperienza di essere nel mondo - quei pazienti che aderiscono a definizioni molto
rigide di Sé e sembrano imprigionati tra le alternative inconciliabili di rinunciare a un
legame fondamentale per essere sé stessi oppure rinunciare a essere sé stessi per
salvaguardare il legame (Di Leone, 2012; Stolorow, Atwood, 1995) - l’affermazione di
Bakunin sembra ancora più calzante. Non ci si sente liberi con questi pazienti così
come loro non si sentono liberi. D’altra parte riconoscere che proprio questo limite -
come il cerchietto chiuso disegnato dallo psicologo delle medie - rappresenta
comunque lo sforzo per declinare un personale modo di vivere, così come riconoscere
gli sforzi che abbiamo fatto personalmente per conquistarci o mantenere un certa
libertà e armonia emotiva, crea il contesto affettivo che può consentire di aprire spazi
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