persona che non si può vedere né può vederci. Tendenzialmente uno sconosciuto. E’
stata un’esperienza molto interessante.”
Così ogni seduta è incentrata sul dare un nome alle sensazioni provate all’ascolto di
un brano oppure alle sensazioni provate in questa stanza buia, nel tentativo di
ricomporre dei frammenti, sperimentando emozioni. L’”altro” però, ancora non esiste.
A.: “ E’ come se in questa stanza, acquisissi la consapevolezza delle mie parti del
corpo, che non sono solo i genitali. Non mi interessa chi sia l’altro. Non lo vedo e non
lo voglio vedere.”
E’ un corpo che ancora non comunica, ma comincia ad essere in ascolto.
Questi racconti non mi creano imbarazzo. Percepisco in A. solo la sincera curiosità di
scoprire il mondo ed i suoi sensi.
Avverto che lentamente sta avvenendo un cambiamento in lui, nella sua vita e nella
nostra comunicazione. Lo sento un po’ più partecipe. Sta anche cambiando
l’intonazione della voce, da monotona e fredda che era, compaiono delle sfumature.
Permane però prepotente una grande insicurezza e titubanza. E’ come se avesse
paura di diventare il “motore” di un evento, il primo attore di una scena.
A. :” Sono andato in sauna a vedere e … anche a farmi vedere! Mi hanno chiesto il
numero di telefono. Ma io non l’ho dato! Sento ancora tanta paura, paura di fallire e
di essere rifiutato.”
Continua anche la relazione sempre più coinvolgente con “Lui, il professore” e la
musica.
Non ascolta solo il programma alla radio, ma partecipa anche ai numerosi seminari e
presentazioni che “Lui” tiene in Conservatorio ed alla Scala.
A.: “L’ho visto ieri. E’ davvero molto affascinante ed è anche molto bello. Lui affascina
tutti. Lui osa, lui è sicuro di poter avere successo e lo ottiene, così, quasi
naturalmente. Io neppure “oso pensare” di propormi a qualcuno. Mi sento sempre
inadeguato e sarei di sicuro respinto.”
Concentro tutti i miei sforzi a farlo sentire apprezzato e riconosciuto. Ora provo per A.
un sincero affetto. Non mi risparmio nelle manifestazioni e penso che percepisca la
mia disponibilità nell’accoglierlo.
In questo periodo, avverto nascere da parte sua, una certa attenzione e curiosità nei
miei confronti. A volte mi sento quasi studiata, ma non come un vetrino al
microscopio.
Siamo protagonisti insieme di una serie di sedute, dove ad ogni passo ci avviciniamo.
Mi ricorda un adolescente che oscilla tra la richiesta infantile di affetto e di attenzioni e
la curiosità nei confronti di una relazione diversa.
A.: “Dottoressa, l’altro giorno mi è parso di vederla per strada. Poi mi sono accorto
che non era lei. Volevo chiederle se vedendomi lei mi avrebbe salutato … “