“Essere con l’altro”: fattori non interpretativi nella costruzione del Sé
Valeria Pulcini, Paolo Stramba-Badiale
parole chiave :
"essere con l'altro", vulnerabilità, enactment, sintonizzazione, conoscenza relazionale
implicita.
“Before we can find the answers, we
need the power to ask new questions”
Karl Popper
Introduzione
I nostri pazienti cercano di entrare nel dispositivo analitico sulla scorta di un compito
davvero arduo. Il tentativo di cambiare, di stare meglio, appare come sospeso tra
fiducia e ristagno. I modi di essere che hanno generato l’esperienza del disagio
emotivo sono gli stessi ora in gioco nell’incontro analitico. Vulnerabilità e desiderio di
dare un’impronta alla propria esperienza sono co-presenti e altalenanti, come in un
alternarsi tra figura e sfondo. Il bisogno di calmarsi e di tranquillizzarsi sono talvolta
alimentati e dilatati da stati del Sé spasmodici e intollerabili. L’attesa di stare meglio
appare attraversata da amplificate aspettative di sintonizzazione assoluta ed esposta
alla ineludibile vulnerabilità dell’ “essere con l’altro”.
L’“essere con l’altro” è come sospeso tra apertura e ritiro, fiducia e rassegnazione,
abbandono e controllo, vitalità e perdita emotiva, bisogno struggente di sintonia e
sentimento tragico dell’allontanamento e del distacco. All’interno di questo scenario, la
pressione congiunta dell’analista e dell’analizzando genera, come in ogni relazione,
l’esperienza della vulnerabilità dell’“essere gettati nel mondo” unita alla potente spinta
dell’ “attesa di essere incontrati” e alla forza dell’ “essere insieme”.
“Essere con l’altro” è l’esperienza che i nostri pazienti si attendono. Ed è questa che
con molta probabilità promuove davvero il cambiamento. Ma non si produrrebbe