Emanuel ed io: barcollare, resistere e sorprendersi insieme
Antonia Piazza
parole chiave:
dissociazione, solitudine, gioco, autenticità, sogno
Se penso ad Emanuel, sento che le mie riflessioni si incarnano in un’immagine: lui che
entra nella stanza col suo corpo grande e pesante, posa con cura sul tappeto la borsa
e gli eventuali pacchi e pacchetti, e inevitabilmente, prendendo posto sulla poltrona,
ne raddrizza la direzione e ne aggiusta la distanza dalla mia. Sì, perché forse il
mistero di Emanuel, il non conosciuto è proprio lo stare con l’altro. Io lo sento, e, da
parte mia, chiudendo la finestra o spegnendo il cellulare prima di sedermi, misuro
anch’io spesso con un senso di peso e fatica l’impalpabile spazio tra di noi. Una volta
mi disse di aver sentito, ancora prima che io gli aprissi la porta d’ingresso
dell’appartamento, che io stessa stavo spostando la poltrona… affermazione che in me
ha aggiunto mistero a mistero!
Questo l’inizio del lavoro che ho presentato al convegno e che non pubblico nella sua
interezza per motivi di privacy nel rapporto con il mio paziente. Lo riporto però qui
perché penso esprima il gioco, al di là delle parole, di spazi, non detti, sguardi,
emozioni che costituisce il binario su cui viaggia la nostra relazione.
Il conosciuto è senza desiderio, è quello che non conosciamo che ci muove verso i
territori di emozioni inesplorate (e viceversa): aggressività, amore, confusione,
attaccamento, solitudine.
Da subito il percorso con il mio paziente ha proposto, più che contenuti o il racconto di
una storia, una fatica delle parole che, se ha creato momenti di sensibile empasse e di
mio smarrimento, non ci ha però chiuso in statici ruoli collusivi, ma ha animato il
nostro essere insieme di collisioni spesso molto sofferte che inevitabilmente
producevano movimento e confronto personale.
Mi viene in mente la frase di Ronald Laing (1967) citata da Bromberg (2011) su quello
che è il cuore della crescita in psicoterapia: “L’ostinato sforzo di due persone di
recuperare l’integrità dell’essere uomini tramite il rapporto che c’è tra loro”.
Siamo stati e siamo tuttora, in alternanza o insieme, piccoli e grandi, sviluppando nel
tempo la possibilità di tenere in vita e di condividere l’esperienza della nostra
relazione.
Ad esempio, accadimenti apparentemente insignificanti, ma nuovi nel nostro
rapportarci e che ci sorprendono, sembrano contaminare la percezione di sé di
Emanuel nei sogni. Da una iniziale impossibilità di individuare in essi un qualsiasi
sentimento, per un certo periodo il sentimento diventa la “sorpresa”, e io mi trovo a
pensare che sia la sorpresa di affacciarsi all’intimità.
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