Verso una prospettiva pluralistica
La contemporaneità ha messo radicalmente in questione le precedenti letture
dell’esperienza identitaria individuale, sostenendo un deciso movimento verso
l’orizzonte della molteplicità, uno spostamento particolarmente funzionale al
riconoscimento del «ruolo “formativo”, e non semplicemente aggiuntivo o positivo,
dell’alterità» (Remotti. 1996, P. 99). L’orientamento relazionale considera infatti
l’individuo «un essere costruito da e inevitabilmente inglobato in una matrice di
relazioni con altre persone » (Mitchell. 1988, P. 4), il che significa sostenere che i
legami sociali non sono «aggiuntivi ma immediatamente essenziali e decisivi» (Liotti
cit. in Remotti. 1996, P. 14).
Condividendo la posizione del matematico Friedrich Waisman – secondo cui «
non
esiste l’identità, bensì esistono modi diversi di organizzare il concetto di identità»
(Ibid. P. 5) – l’antropologo Remotti propone di considerare l’identità l’esito di processi
di costruzione e di invenzione, attraverso cui l’individuo e le collettività “decidono” la
propria identità. Secondo Remotti, il processo di costruzione o di invenzione
dell’identità si realizza tramite processi selettiv
i
i
sostenuti dall’individuo all’interno di
uno spazio esistenziale caratterizzato tanto da un flusso continuo di mutamento
quanto da un’estesa e mutevole rete di connessioni, di alternative e di potenzialità. Ed
è proprio questa rete di possibilità a costituire per l’autore il campo dell’alterità.
ii
Per soddisfare il bisogno di coerenza e di continuità, l’identità tende ad “avvinghiarsi”
alla propria particolarità, al prezzo però quindi di una contrazione delle alternative
possibili. In questo modo l’identità tende a «schiacciare, a far scomparire
dall’orizzonte l’alterità» (Remotti. 1996, P. 61), pur non riuscendo mai a portare a
compimento tale operazione. L’autore sintetizza così questa dinamica: «l’identità
respinge; ma l’alterità riaffiora» (Ibid. P. 61). Riaffiora, proprio perché necessaria al
processo di costruzione dell’identità: infatti, «l’alterità si annida nel cuore stesso
dell’identità, non già ai bordi […] perché
l’identità
(ciò che “noi” crediamo essere la
nostra identità, ciò in cui maggiormente ci identifichiamo)
è fatta anche di alterità
»
(Ibid. PP. 61-63). Questo rapporto di co–essenzialità tra identità e alterità dà luogo ad
una soggettività esposta a «casi di trasmutazione repentina di valori, rovesciamenti di
situazioni nel loro contrario, ambivalenze, ambiguità» (Ibid. P. 67). Una soggettività,
quindi, costantemente “in bilico” che necessita di «un sapere della discontinuità, della
contraddizione e del “disordine”» (Rella. 1981, P. 117).
Un sapere essenziale per la ricerca di un pluralismo democratico – negli orizzonti intra
ed interpersonali – in grado di riconoscere e contrastare quel
relativismo
indiscriminato
così diffuso nel nostro tempo. Il relativismo indiscriminato sostiene,
infatti, una
prospettiva pluralizzante
e non una
prospettiva pluralista
disponibile a
confrontarsi con livelli diversi di conflittualità e antagonismo. La “pluralizzazione”
promette agli individui una illimitata e rassicurante socialità: quando messa alla prova,
i
Remotti dedica ampio spazio ai processi di separazione e di assimilazione. La definizione
processi
selettivi
qui utilizzata, si rifà invece al lavoro di Ludwig von Bertalanffy (1925) sul dinamismo degli
scambi posti in essere da un sistema aperto. In un precedente contributo, osservavo che «il concetto di
dinamismo negli scambi
era già familiare, ma è proprio con la teoria dei sistemi che viene riconosciuta la
centralità delle reti di relazioni
intese ora come determinanti per l’identità che il sistema andrà via via ad
assumere. […] Possiamo quindi dire che nei sistemi aperti qualcosa dall’esterno si trasferisce
continuamente all’interno, viene elaborato, e qualche cos’altro riemerge all’esterno» (Pinato. 2008).
ii
Riguardo al concetto di alterità mi sono strettamente attenuto al pensiero dell’autore, essendo già note
a tutti noi le riflessioni sull’alterità scaturite dall’indagine psicoanalitica contemporanea.
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