minacciata, e da cui tenta continuamente di distanziarsi, nella ricerca di adesione a un
mondo “iperidealizzato” fatto di vita e bellezza; teme però che questi contenuti trans-
generazionali possano riguardarla, di non essere riuscita a liberarsene, che possono
evidenziarsi attraverso l’aspetto fisico, o palesarsi nei suoi comportamenti, ed esplicita
i suoi timori di averli ereditati geneticamente.
Oriana, in contrapposizione alle altre figure femminili della famiglia, si è costruita un
mondo di generosità, lontano da interessi e competizioni quotidiane, cose di cui parla
con disprezzo. Lei vuole distinguersi dagli altri, da chi partecipa a un mondo fatto di
cattiveria e di ipocrisia. Per essere in linea con quello che dice, fà spesso alcuni favori
a persone che la ripagano con la loro devozione, e soprattutto con la loro dipendenza
da lei, permettendole di coprire la sua nei loro confronti.
Ginetta, esce poco da casa,riduce al minimo i contatti, come se cercasse di delimitarsi
un confine virtuale dagli altri, il cui sguardo può essere temibile. Una eventuale
anomalia nel vestito che indossa, le lascia la sensazione di aver esposto qualcosa di
molto criticabile di sé. Cerca di attenersi a una struttura perfetta, meccanica, che a un
certo punto sente completamente alienante, tanto che si deve produrre delle piccole
ferite, come a riconnettersi a qualcosa di animato ed evitare il rischio della
dissociazione. Allo stesso tempo, sente che non ha un’alternativa, che dentro di sé
non ha altro a cui appoggiarsi, e quindi davanti al vuoto, si rifugia nella struttura
meccanica, e si riavvia il circuito esistenza/non esistenza.
Paolo, cerca di prevenire ogni dubbio sulla sua tenuta fisica, e controlla ogni mossa
del suo comportamento che possa non essere in linea con l’idea di mascolinità
rappresentata dal centravanti della sua squadra del cuore; anche al terapeuta sono
lasciati pochi spazi di manovra nelle sfumature del linguaggio, che deve esprimere
sempre una chiarezza rassicurante, e soddisfare delle attese di infallibilità, come
quelle che ha su se stesso. Come si può intuire, non siamo lontani dalla situazione in
cui l’aver assunto su di sé la prospettiva dell’altro, si configura come “
l’identificazione
con l’aggressore”
di cui ha parlato Ferenczi (1932a pg.96), cercando di “
individuarne
tutti i desideri
”, in modo da assumere lo stesso atteggiamento, per controllare le
persone temute, dietro una parvenza di conciliazione, come fa Armando. La
comprensione degli altri, più che una funzione empatica nei loro confronti, ha una
finalità adattiva, come, forse, secondo alcune ipotesi, avveniva all’origine della specie
umana (Fonagy, 2009)
Un’altra modalità con cui sono all’opera gli effetti del nucleo idealizzato del Sé, è
quella che si esprime nel rovesciamento dei ruoli, che ha visto il paziente occuparsi di
curare aspetti sofferenti del genitore. La conseguenza dell’assunzione di questo
mandato genitoriale comporterà l’
iperstimolazione
del Sé, perché siccome “…
le
risposte degli oggetti-Sé si erano dirette prematuramente o non realisticamente su
imprese fantastiche o su prodotti fantastici del Sé ma avevano omesso di rispondere
appropriatamente all’esibizionismo del Sé nucleare nascente del bambino, come
iniziatore delle imprese e come creatore dei prodotti, il Sé sarà vissuto, durante tutta
la vita, come separato dalle proprie azioni e debole in paragone ad esse”
( Kohut,
1978, pg. 175).
Quella che si rivelerà una missione impossibile per il paziente, può essergli attribuita
per vari motivi che riguardano la vita dei genitori, e a cui il paziente, nell’assumersela
legherà il suo bisogno di conferma. Si tratta di persone tendenti alla compiacenza,