In una condizione di sicurezza, quale quella garantita dalla nuova relazione con
l’analista, il giudizio di minacciosità attribuito ad alcuni affetti, in virtù della necessità
di difendere i legami primari, può tornare a essere esplorato. In analisi possono
affacciarsi gli affetti negati; compariranno personaggi come il bimbo spaventato, il
ridicolo, l’ingordo, l’invidioso, il fannullone, il malato, il debole, solo per citarne alcuni,
sui quali si può avviare un processo di “
casting
” (Ferro, 2010). E’ importante che
l’analista non rimanga in una configurazione con il paziente “
vecchio Sé con vecchio
altro
” (Shane, Shane Gales 1997) ripetendo vecchi schemi di relazione senza cogliere
le potenzialità evolutive (Riva, 2012), cosi come è altrettanto importante non forzare il
paziente quando non è pronto a una configurazione “
nuovo Sé con nuovo altro
”
(Shane, Shane, Gales
ibidem
) e ha ancora bisogno di essere riconosciuto nei suoi
affetti traumatici.
L’atteggiamento con cui l’analista accompagna il passaggio importante che il paziente
vive in analisi, risentirà di come a sua volta egli ha elaborato il suo “
ideale analitico”
(Slochower, 2005) e il suo bisogno di conferma rispetto al suo gruppo di
appartenenza. La condivisione di questo tema nella relazione analitica può essere fatto
con distacco, come di chi si è oramai affrancato dal suo gruppo di appartenenza,
favorendo un’implicita falsa idealizzazione dell’autonomia dell’analista, con il rischio di
indurre inadeguatezza, invidia e rabbia nel paziente. Le figure principali del gruppo di
appartenenza possono aver mediato le idee di fondo che sono alla base del modello
teorico di riferimento, rendendole più condivisibili per il singolo analista, e questo
anche attraverso il loro modo di averle impersonate con la loro “
presenza fisica
”
(Nebbiosi G., Federici S., 2011). In questo caso l’elaborazione dell’ideale analitico, per
quanto riguarda le aspettative rigide, è avvenuto e continuerà ad avvenire in maniera
congiunta tra analista e gruppo di appartenenza. Il rapporto dell’analista con il suo
gruppo di appartenenza può prevedere diversi momenti di regolazione, tra sostegno e
adattamento, tra ripetizioni di vecchi schemi e l’emergere di nuove possibilità (Riva,
ibidem
), proprio come capita al paziente nella relazione analitica.
Sommario
Viene individuata una definizione particolarmente rigida del Sè, che se da una parte
garantisce continuità e senso a ciò che si vive, dall’altra, determina nel paziente
continui sforzi per mantenerla e angosce di perderla. Dietro questa struttura difensiva,
sorta per accomodamento patologico alfine di preservare i legami primari, si cela un
forte bisogno di conferma, che viene soddisfatto facendo sì che sia l’altro a dipendere.
Il sottrarsi degli altri a questa richiesta è causa di stati di frammentazione del Sé.
Riconoscere al paziente in analisi il bisogno di conferma lo allevia dalla colpa e dal
disprezzo causati dalla dipendenza. Allo stesso tempo, in una condizione di sicurezza,
il paziente potrà riprendere contatto con gli affetti non convalidati, che sono rimasti al
di quà della struttura difensiva automatica.