noi oggi ha regalato una nota di trasparenza, autenticità e rispetto per i suoi diritti, di
cui Gaia ha un estremo bisogno.
Con il mio sms avevo intenzione di porre l’accento non tanto sui miei soldi (quelli
ricevuti in eccesso), quanto sui suoi soldi, sul “resto”a lei dovuto e sul mio desiderio di
averle dato ciò che giustamente le spetta.
Questo episodio non parla di soldi soltanto, parla di una relazione tesa ad offrire
ascolto, comprensione, riconoscimento e rispetto nei confronti del mondo interiore e
della storia di Gaia, una relazione in cui lei possa sentirsi finalmente al centro.
Non abbiamo mai parlato esplicitamente di ciò, il tutto è rimasto come un implicito
sfondo di fiducia. Erano 50 euro in più, si è messo in parola il “resto” economico, non
si è messo in parola il “resto” emotivo ed esistenziale che, invece di essere
interpretato, è stato sentito e riportato seduta dopo seduta, quando, ad esempio, nel
momento del pagamento ora ci guardiamo fra l’ironico ed il complice nel dire insieme:
“Attenzione ‘stavolta al resto! Non ci sbagliamo ancora…” Ne ridiamo insieme, ed è un
ottimo modo per salutarci a fine ora.
Credo che Gaia si senta al sicuro in quella stanza, credo che senta che lì nessuno la
vuole confondere.
Gaia soffre per la perdita di Stefano.
Nonostante le umiliazioni, i torti, i compromessi svilenti, le mortificazioni a cui lui la
esponeva, lei continua a desiderare, immaginare e “sfidare” il suo ritorno.
Razionalmente “sa”, conosce il male che quest’uomo le ha fatto e le farebbe se
tornasse, ma non vuole accettare in nessun modo di averlo perduto, è un lutto
impossibile da risolvere ed elaborare in quanto la persona persa è viva e lancia ancora
segnali intermittenti, piccoli richiami a cui lei si aggrappa disperatamente.
Stefano ogni tanto manda dei messaggi a Gaia, una o due parole, spesso scrive solo:
“Gaia…”, con quei puntini di sospensione che la tengono inchiodata, appesa ad un filo
di speranza tagliente come una lama di coltello. Quei puntini che non troncano una
relazione ma la lasciano aperta e mai rimarginata, aperta e vulnerabile, puntini che
evocano una risposta di lei, così da dimostrare, unico interesse di Stefano, che lei è
ancora lì per lui.
Gaia prova dolore, rabbia, sentimenti di vendetta, confusione e affetto per quest’uomo
ai miei occhi così incapace di “stare” in una relazione d’amore sana.
Ho sempre più difficoltà a vedere qualcosa di buono in questa storia in cui l’elemento
di reciprocità è pressocchè inesistente. Se lui dà una briciola, lei invece si spreme e
dona tutto con fare sacrificale.
In seduta Gaia è solitamente reattiva, fa l’elenco di tutte le cattiverie e le pressioni
psicologiche subìte da Stefano ma poi, come se fosse un’altra persona a parlare,
conclude: “Bene, ora voglio che torna. C’è un modo per farlo tornare?”
Spaventata dalla dipendenza verso un uomo che le fa male, si dilania fra il desiderio di
averla vinta sul suo rifiuto (quindi riaverlo per sé) e quello di riuscire a farne a meno.
Le appare come un traguardo quello di potergli dire un giorno: “Vattene, io non ti
voglio più”.
Più volte mi sforzo di comprendere quali bisogni soddisfi o rievochi Stefano per Gaia,
perché non poter vivere senza un tale martirio. Ma le parole si perdono e si
confondono con le sue lacrime, mentre mi appare sempre più improbabile allinearmi
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