in due tutto è amplificato, si è soli con il proprio partner e la prestazione sportiva ci si
aspetta sia perfetta e armonica come vorremmo che fosse sempre “con lui”. Ognuno
si aspetta dall’altro di essere capito e aiutato, e quando ciò non succede scoppia
l’inferno. Lo sport dà voce a cose che riguardano altro, ci si rinfaccia lati del carattere
che non piacciono, emergono conflitti sopiti. Non avevo mai pensato al beach volley in
questi termini, ma è proprio come una danza. Credo che lei possa provare una cosa
simile quando balla il tango con Stefano.”
Concordiamo insieme che, sia nel tango che nel beach volley, molte coppie di fidanzati
rinunciano a ballare o giocare insieme a causa di queste dinamiche.
Recentemente c’è qualcosa di nuovo…Gaia si siede e, timida come una quindicenne,
dice sussurrando: “Mi trovo bene a ballare con un nuovo compagno nella scuola di
tango…quando sbaglio lui sorride e mi sa portare con grazia, mi sento protetta.”
“E…” – dico
“E quando ballo con altri compagni lui mi segue sempre con lo sguardo, mi tiene
d’occhio. L’altro giorno ballando mi ha detto che sono diventata una donna ed io gli ho
chiesto, ridendo, se dovevo prenderla come una cosa bella o brutta…”
Io la guardo senza dire nulla, lei sente la mia domanda come se stessi parlando, e
risponde: “Mi ha detto – E’ una cosa bellissima – “
Bellissima, ecco come la vedo io oggi, con quel viso pulito di sempre, ma c’è qualcosa
in più, una luce di malizia e femminilità che “un tango ballato bene” evidentemente le
ha regalato.
E la nostra analisi?
Forse riusciremo a danzarla insieme e a sentirci reciprocamente brave, forse i nostri
movimenti verbali e non verbali, la melodia del nostro tono di voce, i nostri modi di
essere, le nostre sintonizzazioni e le riparazioni di quelle non riuscite, forse l’atmosfera
tutta che ogni volta creiamo in questa stanza, ci porteranno a trovare la distanza
giusta, quella da cui si può guardare se stessi riflessi negli occhi dell’altro,
riconoscendovisi.
Riassunto
Un terapeuta che sa qualunque cosa passi per la mente del proprio paziente, che non
perde un colpo, e le cui interpretazioni sono sempre precise, sarebbe un disastro.
E’ necessario, per tutti, sentire che il mondo privato delle fantasie, delle idee, delle
emozioni, è intatto, è il proprio, e non deve essere violato…
Una conversazione ideale è associativa, fondata su uno stato psichico non lineare e
condiviso da entrambi i partecipanti. Tale tipo di conversazione è un obiettivo verso
cui il trattamento è diretto, e di solito non è possibile fin quasi alla fine della terapia.
Rispetto alla tradizione psicoanalitica classica, in cui all’interpretazione precisa e
puntuale dell’analista faceva seguito l’insight del paziente e la sua presa di coscienza
di elementi psichici rimossi, oggi la tendenza è quella di fare molta più attenzione al
ruolo di fattori non strettamente interpretativi, fattori che emergono dal contesto
relazionale analista-paziente nel processo terapeutico.
Il tono della voce, la postura, l’atmosfera di sicurezza, intimità e accoglienza, lo
sguardo, i vari enactment, una conversazione giocosa, la sintonizzazione emotiva, le
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