entrare nella valigia interna, in quello zaino che tutti portiamo con noi quando
partiamo e che rifacciamo continuamente, cambiando le cose, e che alla fine
riempiamo con le cose più inutili, ma piene di significati.
Alice parla del dispiacere di lasciare il suo lavoro , inizia a pensare a possibili attività
da intraprendere nel paese di arrivo, che spaziano dall’ insegnare italiano a fare un
corso di cucina italiana.
Incoraggio Al a fantasticare su queste nuove attività , a immaginare la sua vita futura.
Mi parla della paura che la relazione non funzioni, di perdere il compagno, che il
paese non le piaccia
So che in questi momenti …..io sono una spettatrice partecipe importante del suo
naufragio
M.G.
L'analista, che la prova l'ha superata e ne è uscita intera, incoraggia la paziente .a
fantasticare sul nuovo paese e su nuove attività future; costruisce con e per Alicia.
una rete di rappresentazioni mentali che mi fa pensare al mondo rappresentazionale
in gravidanza di cui parla Stern, con l'anticipazione di un bambino immaginato, il
paese che l'accoglierà, di sé dentro il nuovo mondo e nella relazione con il marito. Un
inizio di costruzione che A. potrà confrontare con la realtà.
Oppure, detto con altre parole, un po’ mettere pezzi, perché A. abbia a disposizione la
possibilità di una narrazione al momento di toccare il nuovo paese e possa articolare il
suo involucro narrativo. Dice Lichtenberg:”…la nostra mente è piena di storie, e
soprattutto di storie su chi siamo, chi siamo stati e chi saremo…tutte le nostre
storie,….il teatro della nostra mente con tutte le sue finzioni e messe in scena si
combinano per diventare la nostra autobiografia, e la nostra autobiografia coincide
con il nostro senso del Sé. L’attenzione del terapeuta alla narrazione del paziente è
quindi un mezzo fondamentale per avere accesso al luogo interiore più privato del
paziente: le sue collezioni private di esperienze personali, ricordate e co-costruite con
il terapeuta.”(Lichtenberg J.2008, p.70)
Nel I atto Margherita racconta la separazione da casa, il compito evolutivo, e
accompagna Alice in questo percorso fino ad inoltrarsi nella “nebbia”, al varcare la
soglia e affrontare la paura di definirsi oltre legami di lealtà familiare e di
appartenenza culturale. Va elaborando riflessioni che ci conducono ai temi del secondo
atto e a un dopo, che sottolineano con maggior forza l’importanza della “presenza”
dell’analista, oltre che un ascolto empatico. La responsività dell’analista che facilita lo
sviluppo del sé, “l'immersione empatica richiede”, come dicono Slavin e Kriegman “ di
avere come complemento, ciò che è, in effetti, l’espressione aperta della realtà
dell’analista”(Fosshage J. Prospettive dell’ascolto analitico e responsività facilitante,
Selfrivista,1,1
..p.10)
M.
Le nostre esperienze in comune sono stati elementi importantissimi che hanno aiutato
la terapia , e che inevitabilmente hanno influenzato mutuamente la relazione. Più di
una volta sono stata attirata in messe in atto, selfdisclousures con la paziente, che
hanno messo duramente alla prova il mio “ruolo nella terapia” , ma abbiamo potuto
parlarne ed elaborare insieme, dando a quanto accadeva dei significati relazionali.
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